Riguarda i fondi per l’editoria ma anche la pubblicità sul giornale, che potrebbe essere servita a mascherare un giro di tangenti, l’inchiesta della procura di Napoli che ha portato ieri alla perquisizione della sede del giornale l’Avanti a Roma eseguita dalla Guardia di Finanza.

E’ quanto trapela in ambienti giudiziari. Nel decreto di perquisizione è riportato il nome di Valter Lavitola, il direttore del giornale, latitante a Panama dopo l’emissione dell’ordinanza cautelare emessa su richiesta degli stessi magistrati – il procuratore aggiunto Francesco Greco e i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock – gli stessi magistrati che hanno avviato quest’indagine-stralcio sui finanziamenti dello Stato al quotidiano (21 milioni di euro nel periodo compreso tra il 2003 e il 2009, secondo quanto riportato dal sito web del governo).

L’ipotesi di reato formulata dai pm partenopei è di truffa aggravata: si sospetta infatti che il denaro sia stato distratto da Lavitola e dirottato su attività personali, come emergeva già dalla lettura dell’ordinanza di custodia firmata dal gip Amelia Primavera nell’ambito dell’inchiesta sul presunto ricatto al premier Berlusconi. Ma l’attenzione dei magistrati è concentrata anche sulle inserzioni pubblicitarie del giornale il cui importo non risulterebbe proporzionate alla diffusione assai scarsa dell’organo di stampa. La pubblicità, secondo l’ipotesi degli inquirenti, potrebbe anche essere servita a occultare il pagamento di tangenti.

Una indagine che avrebbe tratti in comune con quella condotta dalla procura di Pescara in cui Lavitola non sarebbe comunque indagato. La magistratura abruzzese indaga tra l’altro sui rapporti tra Lavitola e l’imprenditore del settore aereo Giuseppe Spadaccini che avrebbe chiesto il sostegno del direttore dell’Avanti in seguito ai contrasti con l’ex dirigente della Protezione Civile Guido Bertolaso.

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