SALERNO – Il processo a carico del presunto assassino, Danilo Restivo, e’ in corso: ieri la prima udienza, domani la seconda ed ultima, venerdi’ forse la sentenza. Ma intanto trapela un passaggio fondamentale per un’altra parte della storia di Elisa Claps: quella non legata alla sua morte, ma agli errori commessi nelle indagini, ai depistaggi, agli aiuti che Restivo avrebbe ricevuto, ripetutamenti denunciati dalla famiglia della ragazza uccisa.
Un stralcio dell’inchiesta sul quale la Procura di Salerno sta lavorando da tempo. E che oggi mette sotto accusa una perizia, quella di Vincenzo Pascali, che poteva ‘salvare’ Restivo, visto che accerto’ che il suo Dna non c’era su nessuno dei reperti ritrovati nel sottotetto della chiesa della SS. Trinita’ di Potenza dove fu trovato il cadavere di Elisa, il 17 marzo dello scorso anno. Una perizia che non analizzo’ la maglia di Elisa, li’ dove il Dna di Restivo e’ stato, poi, trovato nel corso di una seconda perizia genetica svolta da due ufficiali dei carabinieri del Ris. La perizia di Pascali, ordinario di medicina legale all’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, e’ stata sin da subito al centro di serrate polemiche. Su incarico del gip Attilio Franco Orio, la perizia, era il luglio 2010, individuo’ due diversi dna maschili ma nessuno, accerto’, era di Danilo Restivo. Pochi mesi dopo, ad ottobre, il pg di Salerno, Lucio Di Pietro, avanzo’ la richiesta di un altro incidente probatorio. La perizia non convinse i pm salernitani Rosa Volpe e Luigi D’Alessio che la ritennero, sulla base di rilievi formulati dal consulente dell’accusa Patrizia Stefanoni, della polizia scientifica di Roma, ”incompleta e insufficiente” e chiesero altri accertamenti. Accertamenti che furono, questa volta, affidati a due ufficiali dei carabinieri, uno del Ris di Parma, l’altro del Ris di Roma. I due ‘superperiti’ individuarono, ”oltre ogni ragionevole dubbio”, la cosiddetta ‘prova regina’: tracce di sangue sulla maglia di Elisa, in tre punti, che contenevano il dna di Danilo Restivo. Quella stessa maglia bianca che Elisa indossava al momento della morte, che era ancora su quel che restava di lei e che Pascali non ha mai esaminato, ritenendo che non fosse utile per i suoi accertamenti. Lo stesso Pascali, lo scorso mese di aprile, nel corso delle udienze dell’incidente probatorio bis, ammise gli errori: quella maglia bianca, racconto’, la diede a colleghi periti che gli davano fretta. E poi disse che le valutazioni sulla rilevabilita’ della traccia furono un errore. Non solo, Pascali aggiunse anche: ”Vi pare che proteggo i preti? Io sono una persona onesta”. Tocchera’ ora agli inquirenti fare luce. Restivo che da anni viene indicato come colpevole, come colui che materialmente ha ucciso Elisa, tra poche ore potrebbe essere condannato. Ma la storia sembra iniziare proprio ora, diciotto anni dopo la scomparsa della ragazzina di Potenza. Perche’ e’ ora che potrebbe venire fuori tutto il resto, che e’ poi e’ la parte centrale di questa lunga e brutta storia: chi ha aiutato Danilo, perche’. E finalmente, come chiede la famiglia Claps da sempre, e come ha fatto anche ieri Filomena, l’instancabile mamma di Elisa con gli occhi pieni zeppa di lacrime, qualcun altro potrebbe arrivare sul banco degli imputati. E sara’ solo allora che Elisa avra’ giustizia, per davvero.