È tornato a casa in regime di arresti domiciliari monsignor Nunzio Scarano, ex addetto contabile all’Apsa, finito in carcere il 28 giugno scorso per corruzione in concorso con l’ex 007 Giovanni Maria Zito e il broker Giovanni Carenzio per il tentativo (fallito) di far rientrare in Italia 20 milioni di euro depositati in Svizzera, che secondo i magistrati romani, erano riconducibili agli armatori D’Amico. Don Scarano stamani ha lasciato la casa di cura la Quiete di Pellezzandove fu trasferito il 25 ottobre scorso, quando il gip del tribunale di Roma, Barbara Callari, dispose i domiciliari.
In precedenza, dopo essere stato detenuto nel carcere di Regina Coeli, il 5 settembre era stato trasferito per gravi motivi di salute nel reparto detenuti dell’ospedale salernitano San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. «Come difensori – dice l’avvocato Silverio Sica – siamo soddisfatti che don Nunzio abbia ritrovato la serenità, soprattutto per affrontare un processo che si presenta complesso ed intenso». Il prossimo 3 dicembre il prelato salernitano, tornato oggi nel suo appartamento nel centro storico del capoluogo, sarà sul banco degli imputati dinanzi alla quinta sezione del Tribunale di Roma.