Colpo di teatro nel processo a carico di due nocerini, accusati di aver imposto al gestore della sala Bingo, a Nocera Inferiore, la riassunzione di una ragazza. Il buttafuori chiamato ieri mattina a deporre in aula, ha infatti fornito una versione del tutto differente rispetto a quanto verbalizzato all’epoca dei fatti. E ora rischia un procedimento per falsa testimonianza. A chiedere l’acquisizione degli atti il pm della Dda, Vincenzo Montemurro. Il processo vede imputati Michele Cuomo e Vincenzo Esposito, che rispondo di estorsione e minaccia aggravata dal metodo camorristico. I fatti si registrarono la sera del 13 febbraio 2011, all’interno della nota sala Bingo a Nocera Inferiore. «Quella ragazza è roba nostra e tu devi riassumerla». Questa la fase che avrebbe proferito uno dei due al responsabile della sala, il primo a testimoniare ieri in aula. Quest’ultimo, ha raccontato al collegio giudicante di essere stato stretto in un angolo, per poi ricevere calci e pugni, insieme all’ordine di riprendere la ragazza. Quando però è toccato al buttafuori, N.M., la storia è cambiata. Secondo il suo racconto infatti, a spingere uno dei due imputati fu il responsabile della sala e non viceversa. Senza tuttavia riuscire a fornire una spiegazione di quanto dichiarato. Una versione che è risultata essere differente rispetto a quella che fu fornita la sera dei fatti ai carabinieri. Molti i silenzi registrati dal bodyguard, tanto che lo stesso presidente del collegio gli ha domandato se fosse nervoso, invitandolo poi a tranquillizzarsi. Al termine della deposizione, il pubblico ministero Montemurro ha chiesto l’acquisizione del verbale. Il buttafuori rischia un’incriminazione per falsa testimonianza.