“Ho già dato disposizione affinché le targhe divelte tornino al loro posto”. Ad assicurarlo il rettore dell’Università degli Studi di Salerno, Aurelio Tommasetti in merito alle targhe profanate nel Giardino della Legalità “Falcone e Borsellino”. Condanna e costernazione per l’episodio da parte di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie – Coordinamento regionale della Campania per la quale “che sia stata la stupidità di qualcuno o la scelta precisa di una mano determinata, resta tutta uguale la gravità di un gesto vile e vigliacco. Qualunque atto che, in qualche modo e con qualsiasi finalità, colpisca la memoria delle vittime innocenti delle mafie, merita la più ferma condanna e la decisa stigmatizzazione per il solo fatto di essere stato compiuto. Colpire la memoria delle vittime innocenti significa profanare la sacralità del loro sacrificio a difesa della democrazia, della libertà e della legalità”. I componenti di Libera hanno chiesto, appunto, al rettore Tommasetti, “di attivarsi per ripristinare nel più breve tempo possibile le tre targhe divelte e all’intera comunità universitaria di reagire con fermezza. Il nostro pensiero grato – dicono Fabio Giuliani e Anna Garofalo (rispettivamente Referente regionale Libera Campania e Referente coordinamento provinciale Libera Salerno – va a Mimmo Beneventano, Antonio Esposito Ferraioli e Simonetta Lamberti e ai loro familiari, quotidianamente impegnati, insieme a tanti altri familiari di vittime innocenti delle mafie, a testimoniare un impegno concreto contro la cultura mafiosa e per i quali episodi del genere costituiscono motivo di sofferenza e di ulteriore dolore”. Costernazione in merito all’episodio anche da parte di Adriana Musella, presidente del Coordinamento Antimafia Riferimenti e figlia di Gennaro Musella. “Era bellissimo – ricorda Adriana Musella – quel giardino dedicato ai nuovi martiri campani, quelli uccisi dalla violenza e sopraffazione mafiosa. Alberi e targhe tracciavano ai giovani la via della memoria e della resistenza, raccontando quella storia che i loro libri di testo non riportano. Tra i nomi anche quello di Gennaro Musella, mio padre, cittadino salernitano disintegrato per mano della ‘ndrangheta calabrese”. La Musella parla di “un gesto inqualificabile, un’offesa a coloro che hanno fatto della loro vita una bandiera antimafia; ma, anche, un oltraggio all’intera istituzione universitaria che nel 2013 decise, con delibera del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, l’istituzione del Giardino della Legalità, unico esempio tra le università italiane”.(ANSA).