“Non credo sia una soluzione valida. Quello che si doveva realizzare e che non è mai avvenuto, era il numero programmato. È sbagliato parlare di numero aperto in quanto non è un numero aperto come tale, ma nel senso che chi si vuole iscrivere si iscrive e poi il problema compare dopo il primo anno in cui c’è una selezione. Una professione come quella medica deve avere una programmazione dei professionisti da mettere in campo. Le facoltà di medicina non sono preparate, non sono preparate anche al primo anno ad avere un numero di discenti che sia così elevato, che si avrebbe in questo caso. La storia è molto simile a quella che si è verificata nel periodo dopo il ’68 quando ci fu lo stesso il numero aperto. Io che mi sono iscritto a Napoli nel 1970, nelle sale dove c’erano gli studenti, su 400 previsti, eravamo in 1300 e si prendevano appunti sulle spalle del ragazzo che avevamo davanti. Non è questo che noi vogliamo. La formula che noi vogliamo è quella in cui il discente possa apprendere realmente sia la parte teorica sia quella pratica”. Lo ha detto – a margine delle celebrazioni della Festa della Liberazione in piazza Vitttorio Veneto – il presidente dell’Ordine dei medici di Salerno, Giovanni D’Angelo in merito allo stop al numero chiuso nelle facoltà di medicina.

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