CASERTA – Il Consorzio San Leucio Silk torna sulla vicenda del Belvedere di San Leucio, con l’auspicio di dare finalmente attuazione al protocollo d’intesa siglato con Confindustria Caserta, Camera di Commercio e Provincia di Caserta, nel marzo scorso e in forza del quale il Comune di Caserta si è impegnato a concedere alcune stanze del sito borbonico

per ospitare la sede della società consortile. Luogo intimamente legato alla storia della città, oltre che alla produzione della seta, in modo specifico, nelle intenzioni dei sottoscrittori dell’intesa, il Belvedere di San Leucio viene evidentemente assunto per il forte valore simbolico che rappresenta, e dunque per il migliore raggiungimento degli obbiettivi degli industriali del settore, oppressi, come si sa – e da alcuni anni ormai – dalla negativa congiuntura internazionale. Obbiettivi, che come viene esplicitamente richiamato dall’accordo, consistono nel “rafforzare il posizionamento e consolidare le performance internazionali delle aziende del distretto serico mediante la registrazione di un marchio di provenienza e tutela, oltre che di organizzare eventi di business e di marketing strettamente connessi al patrimonio artistico, culturale e industriale di quest’area”. Tradotto in termini concreti, con l’applicazione dell’intesa e l’istituzione della sede del Consorzio San Leucio Silk, che si fa carico degli oneri connessi, si tratta di rendere “vivo” il Museo della seta; di provvedere alla manutenzione degli Antichi Telai (i quali già restaurati dagli imprenditori sono, ora, nuovamente in uno stato di colpevole abbandono), di promuovere corsi di formazione per gli operatori del settore; di organizzare eventi fieristici di settore (b2b). Insomma, non si comprende il motivo per il quale la delibera del marzo scorso resti ancora lettera morta, tanto più in un momento in cui la città, le forze produttive, i lavoratori aspettano iniziative capaci di ridare slancio allo sviluppo e all’occupazione. A meno che dietro questo che appare un incomprensibile attendismo non si celino inconfessati e per noi incomprensibili motivi personali, che nulla però avrebbero a che vedere con gli scopi generali dell’iniziativa, e che pertanto non osiamo nemmeno immaginare. L’auspicio, allora, ancora una volta è che il sindaco e l’amministrazione della città, vincendo ogni resistenza, colgano finalmente l’occasione della consegna dei locali, magari nel corso di una manifestazione solenne, per sottolineare non soltanto l’intimo rapporto della città con le imprese e i lavoratori del settore, ma anche il desiderio di riscatto che alberga in tutti noi.

 

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