Le Borse europee accelerano al rialzo in attesa dell’avvio di WallStreet. I future sugli indici Usa in rialzo di quasi l’1% preannunciano un’apertura positiva

. A piazza Affari il Ftse Mib sale dell’1,53% a quota 20.156 punti, meglio del Cac40 di Parigi (+1,17%) e del Dax di Francoforte (+1,4%). Dopo l’incontro tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è emerso che la cancelliera tedesca insiste sulla necessità di coinvolgere anche i privati “su base volontaria” per salvare la Grecia. E la soluzione deve essere rapida. “L’esito dell’incontro è un passo positivo verso una soluzione” della crisi della Grecia, secondo Jens Sondergaard, analista di Nomura, che non esclude la possibilità di una sorpresa positiva” dal vertice dell’Eurogruppo di domenica, come un’eventuale segnalazione “che un accordo potrebbe essere trovato a inizio della prossima settimana”. Per Sondergaard, dall’incontro di oggi emerge che entrambi i leader “adesso appoggiano un roll-over del debito greco” sulla falsariga dell’Iniziativa di Vienna. L’euro recupera così terreno rispetto a questa mattina: il cambio con il dollaro è ora a 1,4273 dopo che, tra l’altro, il premier greco George Papandreu ha rimosso George Papacostantinou dalla guida del ministero delle finanze e lo ha sostituito con Evangelos Venizelos, in precedenza ministro della Difesa. Sul listino milanese continuano a essere protagoniste le banche, ma aumenta i guadagni anche Eni (+1,33% a 16,02 euro) che non ha subito danni agli impianti in Libia anche se ci vorranno mesi per ristabilire la piena fornitura di gas una volta che la situazione nel Paese sarà tornata alla normalità e le esportazioni, al momento interrotte, potranno riprendere. E’ quanto ha affermato oggi l’Ad, Paolo Scaroni, a margine dei lavori del Forum economico di San Pietroburgo dedicato ai temi energetici. Scaroni ha anche sottolineato che la presenza del Consiglio nazionale libico come nuovo interlocutore internazionale non cambia di molto le relazioni del gruppo con la Libia. “Continueremo a trattare”, ha detto Scaroni, “con la compagnia nazionale libica e non ci aspettiamo nessun grosso cambiamento”. Certo che sull’approvvigionamento energetico “siamo più fragili di un anno fa” e lo stop alle forniture di gas dalla Libia “ci mette in stato di allerta” a fronte di un consumo del gas che continua a crescere, ha ammesso Scaroni. La crisi politica nel Paese nordafricano ci ha infatti privati del 15% del gas. Anche per questo è importante creare le premesse per una interconessione delle reti tra i Paesi europei, di cui Scaroni ha già discusso a Bruxelles. “Vorremmo creare un’Autorithy europea per l’interconnessione delle reti energetiche” che “spinga gli investimenti” in questo settore, ha spiegato Scaroni. Questo eviterebbe il ripresentarsi di problemi già visti all’interno dell’Europa negli inverni passati, quando magari Bulgaria e Slovacchia non avevano sufficienti riserve mentre Spagna e Francia avevano i depositi pieni. Per quanto riguarda, invece, il rapporto del gruppo con il partner russo Gazprom, l’Ad ha ribadito che Eni lo ritiene “un partner affidabile” con il quale la relazione “è buona e positiva” a fronte di grandi interessi e “anche qualche punto di divergenza”. Un rapporto che nel tempo “non può che migliorare”. Nel caso di Eni tengono banco anche le anticipazioni di MF secondo cui il Governo kazako (KMG) avrebbe raggiunto un accordo preliminare con il consorzio Kpo per l’acquisizione di una quota del 10% del maxi-giacimento di Karachaganak dove Eni detiene una partecipazione del 32,5%. KMG acquisirebbe il 5% gratuitamente e il restante 5% a prezzo di mercato. “Siamo vicini a un accordo. Siamo tutti interessati a risolvere la questione il prima possibile”, ha confermato oggi Andrei Kuzayev, capo delle attività estere di Lukoil. Gli azionisti avrebbero accettato l’ingresso di KMG a fronte del ritiro da parte del Governo di Astana di tutti i reclami presentati negli anni scorsi. Il giacimento di Karachaganak (Bg 32,5%, Eni 32,5%, Chevron 20% e Lukoil 15%) ha riserve stimate pari a circa 3 miliardi di barili, per un valore pari a circa 20 miliardi di dollari. Il 5% ceduto gratuitamente potrebbe valere quindi circa 1 miliardo di dollari (330 milioni la quota di Eni).

 

 

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