di Angelo Golia

Con quest’articolo non vincerò il premio Pulitzer, non vi tedierò con l’ennesimo trattato sul capitalismo finanziario che continua a sopravvivere nonostante i suoi fallimenti e le sue storture siano sotto l’occhio di tutti. Queste poche righe vogliono essere un atto di umanità. Un articolo per rendere giustizia all’ennesima vita spezzata da una società dove le merci e i capitali contano più della vita umana. Angelo di Carlo, aveva 54 anni.

Questa mattina il suo cuore ha smesso di battere dopo che, otto giorni fa, si era dato fuoco davanti Montecitorio. Un luogo simbolo, chiuso e frequentato da persone che sembrano vivere lontano anni luce dalla realtà e dai bisogni della gente. Un uomo, la cui storia è simile a quella di altre migliaia, prima provato dalla vita, dalla precarietà e poi esasperato dalla disoccupazione. Un uomo che poco prima di compiere il suo gesto ha con dignità scritto al figlio trent’enne, al quale ha lasciato 160 euro, tutto quello che aveva. In molti leggendo la storia di Angelo Di Carlo passeranno oltre, perché nella realtà che l’uomo ha costruito non entrano a pieno la sofferenza, la povertà, l’emarginazione.

Quante altre vite deve prendere questa crisi, questa società, prima che ci sia una reale svolta?

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