di Pasquale Iorio – Per descrivere lo spettacolo che domenica mattina si è presentato agli occhi dei cittadini casertani (e degli altri comuni dell’hinterland), si potrebbe usare il titolo di un bel libro del grande scrittore M. Garcia Marquez: cronaca di un disastro annunciato. Per l’ennesima volta un vento devastante ha prodotto danni e distruzioni, con alberi divelti e rami spezzati che insieme ad enormi cartelloni pubblicitari ostruivano alcune piazze ed importanti arterie con mobilità e trasporti a rischio;  sui balconi e sulle terrazze tende e tapparelle sbriciolate; pezzi di cornicioni di palazzi caduti e frantumati. Danni irreparabili sono stati arrecati ai giardini della Reggia, in particolare al giardino inglese con diversi alberi divelti ed abbattuti dalla furia della tempesta di vento.Per sicurezza sono state chiuse anche le scuole cittadine.

 

Purtroppo è uno spettacolo che si ripete di frequente, in maniera molto più violenta e devastante rispetto ad altre zone della provincia e della regione in cui il maltempo ha imperversato per diversi giorni. E tutto questo avviene non per fatalità: è una delle conseguenze del dissesto idrogeologico che da decenni sta distruggendo i Monti Tifatini, la meravigliosa cornice di colline che la natura aveva insediato a protezione dei centri urbani e che ora sono divorati dall’estrazione predatoria dei cavaioli. Alla luce di questo spettacolo spettrale è arrivato il momento non solo di indignarsi da parte dei cittadini residenti ma anche di intervenire con fermezza per bloccare in modo definitivo ogni attività legata al ciclo estrattivo, a partire dalla chiusura dei  cementifici. Su questo fenomeno bisogna mobilitare le forze sane e produttive che già sono scese in campo per fermare l’ecocidio delle terre dei fuochi e dei veleni. Occorre una analoga presa di coscienza, a partire dalla chiesa che tra l’altro vede a rischio due luoghi di culto importanti, ma anche del mondo della cultura e delle professioni, della stampa, della ricerca e dell’università. Anche perché le cave sono incompatibili con il costruendo policlinico. Chiedo di alcuni preti sensibili a queste tematiche (come don Nicola, don Antonello ed il VE Nogaro di fare sentire ancora una volta la loro voce

 

Ciò si rende necessario non solo per salvaguardare la salute e l’incolumità delle popolazioni della conurbazione casertana, ma anche per la tutela e valorizzazione di un bene comune come il paesaggio che dovrebbe essere tutelato come risorsa del creato – così come prevede l’Art. 9 della Costituzione – per il benessere della nostra e delle future generazioni.

Questo intervento di rigenerazione e ricostruzione delle colline circostanti dovrebbe essere una delle priorità da inserire in un’ottica di area vasta nella progettazione dei PUC (in primo luogo dei comuni di Caserta, Maddaloni, Castel Morrone e Casagiove), che devono essere redatti ed approvati entro la metà di gennaio 2013.  A tal fine sono state finalizzate le proposte avanzate nei due giorni organizzati a Caserta da Aislo,Legambiente e ISSR S. Pietro per promuovere una partecipazione consapevole dei cittadini e della società civile in scelte decisive per uno sviluppo sostenibile ed innovativo delle funzioni produttive e dei servizi del nostro territorio e delle nostre città.

 

Pasquale Iorio – Direzione Aislo

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