di Pasquale Iorio Negli ultimi due giorni a Caserta si sono succeduti due eventi dedicati alle tematiche della legalità e dei beni confiscati alla camorra. Entrambi hanno fatto registrare una scarsa e deludente partecipazione. Il primo si è tenuto ieri nella Sala del Consiglio della Camera di Commercio per la presentazione di un importante progetto europeo “SOS Legality”. Imprese e beni confiscati come strumento di prevenzione del crimine e di promozione della legalità, promosso da Unioncamere e Libera.

Il secondo si è tenuto stamattina nella Sala del Consiglio Provinciale per la manifestazione dedicata al pacco alla camorra, con la partecipazione del giudice Lello Magi e Comitato d. Diana. In entrambi i casi il livello della partecipazione al dibattito è risultato carente, con le due prestigiose sale semideserte. Nel primo caso sono risultati assenti la gran parte dei rappresentanti delle organizzazioni datoriali e dei lavoratori, a cui il progetto è rivolto, nonostante il parterre di autorevoli esponenti (dal Prefetto al Questore, dal Presidente dell’Ente Cameale al giudice Luigi Gay) ed il grande impegno organizzativo e di divulgazione. Ed è stato clamorosa la denuncia fatta dal presidente ordine dei commercialisti: a dispetto delle oltre 1800 lettere di invito, per la categoria in sala c’era solo in veste di relatore

Ancora più preoccupante è risultata l’assenza della rete del terzo settore e del mondo dell’associazionismo (ma anche delle scuole e di quasi tutti i sindaci invitati) all’evento di uno dei simboli come il pacco alla camorra. A mio avviso questi dati non possono passare sotto silenzio né essere sottovalutati. Richiedono una attenta riflessione su cosa sta succedendo sul fronte della lotta alla legalità democratica in Terra di Lavoro, in particolare nell’area più tristemente nota come terra di Gomorra. Ho l’impressione che qualcosa si sia incrinato rispetto alla grande stagione di mobilitazione degli anni corsi, anche sul terreno culturale e della mobilitazione civica.

Dopo il clamore mediatico intorno alle dichiarazioni dei pentiti non è possibile abbassare la guardia. In primo luogo occorre avere consapevolezza che è cambiato lo scenario per cui quelle che erano le terre di don Diana oggi sono ridiventate le terre dei fuochi e dei veleni agli occhi dell’opinione pubblica, che richiedono un urgente intervento di bonifica e di messa in sicurezza. C’ è il rischio di un ecocidio non solo ambientale, ma anche morale delle coscienze delle persone e dei cittadini.

Per rimettere in moto il Sud che resiste e che vuole riscattarsi, oggi non bastano più i messaggi simbolici. Occorre rilanciare la capacità e la volontà di fare rete e integrazione tra le forze sane e produttive (come è avvenuto nei momenti più significativi), tra il mondo del terzo settore e del lavoro, tra la società civile e le istituzioni. Ci vuole una narrazione collettiva. Nessuno può pensare di fare da solo, di poter vincere questa lotta impari solo facendo testimonianza con le proprie risorse ed iniziative.

A tal fine occorre rivedere anche alcune buone pratiche, come ad esempio quelle del camper  e degli sportelli antiusura promossi dalla Camera di Commercio – che finora non hanno prodotto risultati soddisfacenti sul piano dell’adesione e della denuncia da parte degli operatori. Come pure deve far riflettere il fatto che non riesce a decollare un progetto irilevante come La Res finanziato dalla Fondazione con il Sud, che dovrebbe promuovere azioni di sviluppo locale con una nuova economica sociale e di rete – in cui non si riesce a mettere in sinergia enti e soggetti impegnati sul fronte dell’uso sociale e produttivo dei beni confiscati alla camorra. E si potrebbero citare anche altre criticità.

Come ha dichiarato Valerio Taglione in conclusione dell’incontro alla Provincia: “Oggi più che mai è decisivo il ruolo delle istituzioni (a partire dai comuni e dalle scuole) insieme al terzo settore e alle imprese per rilanciare un percorso di riscatto e di cambiamento reale del nostro territorio, fondato su una nuova stagione di mobilitazione, di cittadinanza attiva e coesione sociale”. Bisogna ripartire da qui per superare un clima di distacco, di freddezza, di latitanza (che si è percepito nei due eventi), per ricostruire una capacità diffusa di fare rete, di creare relazioni di  fiducia, anche grazie ad una grande campagna di educazione alla cultura della legalità democratica.

Pasquale Iorio Caserta, 17 dicembre 2013

Direzione Aislo

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