di Mario De Michele
A breve tornerò quello di prima, prometto. Mi sto rimettendo in sesto un po’ alla volta. Il peggio è passato. Certo, il 14 novembre 2019, giorno dell’agguato (leggi), resterà a vita una data indimenticabile nel calendario dei miei ricordi. Ora sono sereno. Anche in famiglia noto un clima meno teso. Lo spero. In attesa di una totale “guarigione” queste righe sono dettate dalla necessità di esprimere una sincera gratitudine nei confronti delle istituzioni che si sono attivate con la velocità di un treno della Tav. Il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, che già in passato mi è stato accanto anche sul piano umano, ha messo subito in moto la macchina della tutela della mia incolumità personale. Un provvedimento adottato in tempi record. Come in tempi record si è mossa la Procura di Napoli. Altrettanto celere l’intervento della commissione antimafia, guidata dal presidente Nicola Morra. I membri dell’organismo parlamentare mi hanno ascoltato con la massima attenzione per oltre mezz’ora, alla presenza del prefetto e dei vertici provinciali delle forze dell’ordine. Lo ripeterò fino alla noia, il Gruppo dei carabinieri di Aversa, a partire dal comandante Donato D’Amato, si sta occupando della mia vicenda con la precisione di un orologio svizzero. Del maggiore Gabriele Tadoldi ho già detto e scritto: investigatore di altissimo livello e persona dalle doti umane rare, di inusitata sensibilità. Ho conosciuto poi il tenente Diego Montella. Beh, che dire? Solo le migliori cose possibili. Come degli uomini della scorta. Sono in ottime mani e ho al mio fianco servitori dello Stato che lasceranno una traccia positiva e indelebile nella mia memoria. Dei vertici dell’ordine dei giornalisti, della Federazione nazionale stampa italiana e dei sindacati di categoria già ho parlato. Grazie di cuore.
Un ringraziamento speciale va a Sandro Ruotolo, presidente dell’Unione Cronisti della Campania (Unci). In qualche mio articolo non ho usato parole gentili nei suoi confronti. Ad essere onesto l’ho anche attaccato frontalmente. Non ho mai messo in discussione, non ne sarei all’altezza, la sua levatura giornalistica, meno che mai la sua onestà intellettuale. Ho solo criticato a viso aperto alcune sue battaglie condotte contro l’amministrazione comunale di Casapesenna. Per il resto massimo rispetto nei confronti di un cronista che fa onore alla professione di giornalista. Un esempio per tutti. Ruotolo ha dimostrato il suo spessore, qualora ce ne fosse stato bisogno, in occasione del raid di cui sono stato vittima. A nome dell’Unione Cronisti della Campania ha immediatamente espresso sincera vicinanza rimarcando con il pennarello rosso la gravità dell’episodio. Nel recente incontro presso la sede della Fnsi sul tema delle querele temerarie e delle minacce ai cronisti mi sono ritrovato a pochi metri da Ruotolo. Ho sentito che con estrema preoccupazione per la mia sicurezza sollecitava al viceministro dell’Interno Matteo Mauri, invitato all’iniziativa, una immediata misura di tutela personale di massimo livello. La sua apprensione da fratello maggiore mi ha commosso. Così si comporta un rappresentante sindacale serio. Così si comporta una persona che si innalza di 10 spanne sugli altri. In futuro potrebbe accadere di avere di nuovo punti di vista diversi da Ruotolo su singole questioni. Guai se la pensassimo tutti sempre allo stesso modo. Saremmo una corporazione. A maggior ragione il suo sostegno, che non mi sorprende perché, come detto, le sue qualità non mi sono nuove, è quello che ho apprezzato di più. Sandro, chapeau.
Inaspettato, invece, l’appoggio personale del viceministro Mauri. Sulla sua serietà istituzionale nessun dubbio, ma non mi sarei nemmeno immaginato che un secondo dopo avermi conosciuto ed espresso la sua solidarietà prendesse così a cuore la mia vicenda anche sul piano umano impegnandosi (e lo sta facendo davvero) a non lasciare solo me e la mia famiglia. Mauri ha rafforzato una mia ferma convinzione: la dobbiamo smettere di fare sempre di tutta l’erba un fascio. I politici non sono tutti uguali. Come non lo sono i giornalisti, gli insegnanti, i medici, i preti e via così. In politica ci sono tante persone perbene che lavorano per la collettività e non per tutelare interessi di bottega. Il viceministro Matteo Mauri è una di quelle.
Mi verrebbe da dire che mi è andata di lusso perché per fortuna degli italiani non è più Salvini il ministro dell’Interno. Tralasciamo. Per ora sto zitto. Dai prossimi giorni tornerò nel teatro di guerra. Lo prometto. Non per fare l’eroe. Ma solo il cronista. È il mio mestiere. Lo Stato mi ha messo nelle condizioni di poterlo continuare a svolgere. Non si arretra di fronte alla camorra. Si combatte. E si vince.