di Antonio Martucci

Abbiamo avuto il piacere di leggere l’articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere del Mezzogiorno intitolato “ Né Nord né Sud. L’Italia è fatta” e abbiamo prima di tutto apprezzato la scelta del titolo che è sembrato straordinariamente sintetico e contemporaneamente rispondente agli argomenti espressi.

Cazzullo, partendo dalla grandiosità della storia di due grandi città come Torino e Napoli, considera inutile continuare nella contrapposizione oramai secolare, simpaticamente raffigurata nelle categorie dei polentoni e terroni, mentre, citando il direttore De Marco, siamo tutti nella stessa barca chiamata Italia. A tale proposito l’editorialista ci ricorda come il fenomeno dell’immigrazione al nord ha generato, in 150 anni di storia patria, un fenomeno irreversibile di integrazione al punto che il 50% dei cittadini torinesi sono nativi o di origine meridionale e, conclude l’editoriale, che appaiono comuni molti aspetti della vita dei cittadini del nord e del sud. Dal quotidiano agli usi, dai costumi al modo di pensare, come esempio l’accusarsi a vicenda dei propri guai ritenendo che la colpa dei propri mali sia sempre degli altri.

Alcuni mesi fa ci è capitato di scrivere che il Mezzogiorno era in un vicolo cieco e che la crisi imponeva la necessità di uscirne partendo dalla consapevolezza che, per vincere la partita della sopravvivenza, bisognava puntare sullo sviluppo, sulle risorse a disposizione e rivendicando il proprio ruolo nei riguardi del nord. Ora la crisi di sistema impone un’ulteriore riflessione perché la questione è diventata, dal punto di vista delle scelte strategiche da elaborare, più importante e più grave, considerando che il progressivo consumo dei beni della azienda Italia, e cioè del suo credito, della sua ricchezza, dei suoi risparmi, non servirà a dare un futuro ai suoi figli, ma solo a prolungare una lenta agonia che distruggerà il Paese.

La riflessione di allora va quindi confermata ed integrata considerando che, con la crisi della Lega Nord e con il tramonto dell’attuale classe politica, si pone il problema di una nuova classe dirigente in grado di fare scelte di fondo e individuare le strade da intraprendere per governare un Paese completamente rifondato, a partire dal riequilibrio Nord-Sud. Ma con lo squilibrio esistente e gli effetti devastanti della crisi, bastano le considerazioni buoniste di Cazzullo che evidenzia come antropologicamente ormai il Nord è il Sud ? Si, ma del Tirolo.

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