Non ci sarà nessun patto europeo sui migranti fino al 2024. La nuova presidenza svedese, che guiderà i lavori del Consiglio Ue per il prossimo semestre, mette subito le mani avanti: “Faremo sicuramente avanzare il lavoro, ma non vedrete un patto migratorio completano durante la presidenza svedese. Ci sarà non prima della primavera del 2024″, dice al Financial Times l’ambasciatore della rappresentanza svede a Bruxelles Lars Danielsson che precisa ” Io ricevo istruzioni dal governo”. Quello che arriva dal governo di estrema destra di Stoccolma è dunque un vero e proprio schiaffo alle speranze di un altro governo di destra, quello di Giorgia Meloni appunto, che nei primi due mesi aveva rivendicato con orgoglio tra i suoi risultati quello di aver portato la gestione condivisa dei flussi migratori in cima all’agenda politica europea. Le aspettative del governo italiano, come ribadito dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nell’intervista a Repubblica dell’ultimo dell’anno, erano quelle di una rapida concretizzazione della risposta europea alle richieste degli Stati costieri, anche tramite l’approvazione dell’Action plan presentato qualche settimana fa dalla Commissisone europea. Ma l’esito interlocutorio dell’ultima riunione dei ministri Ue di dicembre e adesso la dichiarazione dell’ambasciatore svedese a Bruxelles lasciano chiaramente intendere che i tempi di un accordo sul tema migranti sono ancora assai lontani. Soprattutto perchè lo schieramento dei Paesi sovranisti è assolutamente intenzionato a far valere le proprie ragioni, legate soprattutto ai movimenti secondari all’interno dell’Unione europea e al numero delle richieste d’asilo decisamente superiore nei Paesi del centro nord Europa, rispetto alle richieste di aiuto avanzate con decisione dai Paresi costieri a cominciare dall’Italia. Nonostante l’apprezzamento espresso più volte da Meloni e Piantedosi per le iniziative europee, che il governo italiano non abbia troppa fiducia in una reale soluzione condivisa in tempi brevi lo dimostra la decisione di andare avanti con misure nazionali senza attendere un ben al di là da venire accordo tra i 27 Stati membr. Da qui la decisione di varare subito le norme antiong previste dal decreto immigrazione, tra cui quella che prevede che i migranti soccorsi dalle navi umanitarie debbano essere informati della possibilità di chiedere asilo a bordo, radicando così la competenza nello Stato di cui la nave batte bandiera. Una interpretazione del diritto internazionale, quella sposata dal governo italiano ( e oggi al suo primo banco di prova con l’approdo a Taranto della Geo Barents di Msf), che nessuno in Europa sembra intenzionato ad accogliere.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui