Che fine ha fatto l’istruttoria tecnica sugli abusi edilizi a raffica compiuti nella realizzazione della casa dell’assessore Marilena Belardo? Finora nemmeno l’ispettore Poirot è riuscito a scovare chi “protegge” l’esponente di Città Visibile della giunta di Vincenzo Gaudino. Sono trascorsi circa 6 mesi dal sopralluogo effettuato sull’immobile di via Vivaldi ma da allora nulla si è mosso. L’Utc non ha redatto uno straccio di relazione, né tanto meno ha adottato un’ordinanza per riportare nell’alveo della legalità una struttura che presenza innumerevoli difformità urbanistiche. Dal blitz dei tecnici comunali e degli uomini della polizia municipale emersero numerosi abusi in particolare commessi alla costruzione del piano rialzato, della mansarda e della scala condominiale. La vicenda è stata oggetto anche di un esposto di un cittadino indirizzato, oltre che alla nostra redazione, alla Procura della Repubblica Napoli Nord, ai carabinieri di Orta di Atella, al prefetto di Caserta, al segretario comunale, alla polizia municipale di Orta di Atella e ai consiglieri comunali. Nella denuncia si pone l’accento sulla mancata adozione di un’ordinanza di abbattimento nonostante sia trascorso un lungo arco temporale dal sopralluogo effettuato dall’Utc. Secondo il denunciante il capo dell’ufficio tecnico Raffaele Villano, subentrato a Maria Luisa Staiano, avrebbe subito sollecitazioni da parte del sindaco e da Orlando Cristofaro, marito dell’assessore Belardo. Quest’ultimo è stato denunciato e rinviato a giudizio per diffamazione e calunnia proprio da Villano.

Marilena Belardo

Nell’esposto si evidenzia un altro aspetto di grande rilevanza: il 26.11.2012 il palazzo è stato donato da Francesco Belardo ai figli Amedeo, Fabio e Marilena con la conseguenza che l’eventuale ordinanza di abbattimento o di acquisizione dell’opera al patrimonio comunale va indirizzata all’assessore Belardo, in qualità di proprietario dell’appartamento. Per scongiurare il rischio di perdere in tempi rapidi l’immobile l’esponente della giunta dovrà ricorrere al Tar contro l’ordinanza del Comune. Risultato? La Belardo decadrebbe da assessore perché gli amministratori non possono avere contenziosi in essere con l’ente locale. Per caso qualcuno intende “salvaguardare” l’assessore insabbiando l’incartamento? Si spera di no anche perché in altri casi sono scattate immediatamente misure restrittive come la chiusura praticamente ad horas della cartolibreria “Carta Web”. L’immobile dell’assessore Belardo è sorto durante gli anni del cemento selvaggio al civico 7 di via Vivaldi. La pratica per conto di Francesco Belardo, padre di Marilena, fu curata dall’architetto Giuseppe Mozzillo, socio del geometra Tommaso Dell’Aversana, capogruppo di maggioranza dell’amministrazione Brancaccio del 2006, sciolta per camorra nel 2008. L’anno prima Salvatore Del Prete “Monsignore” indossò la fascia tricolore in seguito all’elezione di Brancaccio a consigliere regionale. Oltre ad essere un prolifico architetto, Mozzillo aveva la fortuna di essere amico del duo Nicola Arena-Nicola Iovinella, allora “padroni” dell’ufficio tecnico. Il duo Arena-Iovinella ha rilasciato la quasi totalità delle licenze poi annullate perché illegittime dopo l’intervento della magistratura. Torniamo all’abitazione del componente della giunta Gaudino.

Vincenzo Gaudino

Francesco Belardo ottiene il permesso di costruire 144/2002 per realizzare cantinato, porticato al piano terra, primo e secondo piano e un sottotetto non abitabile con scala esterna. Non essendoci un piano di lottizzazione l’Utc elargì una concessione diretta. Quali sono gli abusi? Come per magia il porticato diventa un appartamento abitabile con un aumento di volume di circa 300 metri cubi. Un cambio di destinazione d’uso possibile soltanto attraverso una Dia (denuncia di inizio attività in edilizia) illegittima. Un ulteriore incremento volumetrico di circa 170 metri cubi deriva dalla chiusura della scala, che invece sul grafico è aperta. Il terzo abuso insanabile riguarda il sottotetto, trasformato contra legem in appartamento. Il recupero per uso abitativo non era consentito né in base alla legge regionale n. 15 del 2000, né sulla scorta del regolamento edilizio comunale. In soldoni, è proprio il caso di dire, un immobile di due appartamenti si trasforma in un palazzo di quattro piani. Rispetto a difformità urbanistiche così gravi la normativa vigente non lascia scampo: l’Utc deve adottare un’ordinanza di demolizione o di acquisizione al patrimonio comunale. Ma, come già detto, da circa 6 mesi dal sopralluogo non è successo nulla. Qualcuno sogno un colpo di spugna? Conviene svegliarsi subito. Se il Comune non farà la propria parte nell’intento di favorire la Belardo interverranno i carabinieri e la magistratura. Quelle istituzioni da sempre osannate dai finti paladini della legalità.

Mario De Michele

L’ABITAZIONE DELL’ASSESSORE MARILENA BELARDO

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