Il Senato prova ad accelerare sul ddl Anticorruzione convocando addirittura la seduta notturna delle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia per concludere entro giovedì l’illustrazione degli emendamenti. E portare, come assicura il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, il ddl in Aula “entro due settimane”.

Ma il testo è pieno di insidie e nel Pd c’é chi giura che sarà suspance fino all’ultimo. Il provvedimento, infatti, oltre alle norme penali che alcuni emendamenti del Pdl tentano di trasformare in ‘salva Ruby’, contiene anche altri ‘nodi’, come quelli che riguardano i magistrati: il ‘no’ al collocamento fuori ruolo delle toghe per più di 5 anni (inserito con l’ormai noto emendamento Giachetti) e la loro esclusione dagli arbitrati. Così, siccome toccherà al Guardasigilli Paola Severino esercitare la difficile arte della mediazione per vedere di trovare la ‘quadra’, è quasi certo che sarà lei a presentare delle modifiche alle due norme che il Pdl aveva chiesto di ‘ritoccare’ e cioé il ‘Traffico di influenze illecito’ e la ‘Corruzione tra privati’ redendola perseguibile d’ufficio solo quando ci sarà un nocumento del principio della concorrenza. Altrimenti, si potrà procedere a querela di parte. In ambienti parlamentari della maggioranza, però, si parla anche della possibilità che il governo ‘confezioni’ una norma transitoria che non renda immediatamente applicabile il collocamento fuori ruolo delle toghe. In realtà, se da via Arenula non arrivasse una modifica in tal senso, la ‘pattuglia’ di magistrati a Palazzo Madama sarebbe già pronta a correre ‘ai ripari’. Quelli del Pd, capeggiati dal capogruppo in commissione Giustizia Silvia Della Monica, presentano una proposta di modifica che eviti l’ applicazione della misura ai magistrati che ricoprono “incarichi elettivi” o “presso organi costituzionali e di rilievo costituzionale”. Nonché alle toghe che svolgono mansioni “presso istituzioni europee, enti e corti internazionali, organismi internazionali e intergovernativi e le rappresentanze diplomatiche presso i medesimi enti ed istituzioni”. Alcuni senatori Pdl, primo firmatario il magistrato ed ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, propongono invece di allungare la durata del collocamento fuori ruolo a 10 anni (invece dei 5 del testo Camera) chiedendo che tale ‘collocamento’ non possa “comunque, determinare alcun pregiudizio con riferimento al posizionamento nei ruoli di appartenenza”. In più, il Pdl vorrebbe che tale norma prevalesse su ogni altra e si applicasse anche “agli incarichi già conferiti alla data di entrata in vigore” della legge. Capitolo toghe a parte, c’é anche un’altro articolo difficile, per alcuni, da digerire: quello su incandidabilità e incompatibilità dei condannati. “Non vorrei – spiega il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro – che fosse proprio questa la ragione del tentativo del Pdl di sabotare il testo”. “Nessuno saboterà nulla – gli ribatte il vicepresidente dei senatori pidiellini Gaetano Quagliariello – né ci saranno inganni. Abbiamo detto che se il ministro presenterà i due emendamenti al ‘traffico di influenze’ e alla ‘corruzione tra privati’ noi ritireremo tutte le nostre proposte di modifica. E così sarà”. E l’emendamento ‘anti-Batman’? “Io ritirerei anche quello – aggiunge – ma vediamo quali saranno le posizioni in campo. Se ci fosse magari qualcuno nel Pd pronto a votarlo perché dovremmo dire no?”. La Severino, intanto, spiega che l’obiettivo sarà quello di “accelerare”. E che ci sarà il “massimo impegno” da parte del governo. “Confido che dalla commissione venga fuori un testo equilibrato e ce la metterò tutta perché sia così”, afferma. Di ‘salva-Ruby’ però, non vuol sentir parlare. “Il nostro impegno è per rimodulare le due fattispecie di reato. Il resto appartiene al dibattito parlamentare”. Ma chiederà la fiducia? “Ancora prematuro parlarne…”, assicura.

 

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