Davanti alle pressioni internazionali, con l’Italia che viene messa sotto triplice tutela (della Commissione Ue, della Bce e ora anche del Fmi) e di fronte ai moniti del Quirinale che chiede al governo di dare immediata attuazione alle misure anti-crisi Silvio Berlusconi si protegge alzando un muro di rassicurazioni:

la maggioranza e’ solida, gli scontenti non ”tradiranno” me e il Paese consentendo il varo delle prime riforme entro novembre. Un atteggiamento quasi obbligato, anche per le nuove brutte notizie che arrivano dai mercati azionari e dei titoli di Stato. Di motivi per essere preoccupato Berlusconi ne ha tanti. A Cannes, oltre alla pioggia, sulla testa gli sono cadute diverse stoccate: a cominciare da colei che dovra’ vigilare sull’Italia, Christine Lagarde, che parla apertamente di ”problema di credibilita”’. Moniti che si sommano a quelli arrivati dal Colle che parla di provvedimenti ancora troppo ”generici” e ”controversi”.

Di fronte a questa enorme pressione, il Cavaliere ostenta una calma ‘olimpica’ dettata, forse, dalla rassegnazione piu’ che dalla determinazione. Si presenta in conferenza stampa con Giulio Tremonti. Entrambi negano contrasti, ma il ministro dell’Economia evita di cogliere ripetute occasioni per smentire esplicitamente di volere il passo indietro del premier. Berlusconi fa finta di nulla. Ci scherza sopra. Ha gia’ abbastanza problemi, non ultimo lo spread tornato a livelli allarmanti. Preferisce concentrarsi su altro: per prima cosa mette fine al braccio sul ”monitoraggio” del Fmi confermando che gli ispettori di Washington verificheranno ogni tre mesi il rispetto degli impegni assunti con Bruxelles.

Circostanza inspiegabilmente smentita da palazzo Chigi solo qualche ora prima. Spiega di aver accettato per rispondere ”all’attacco” della speculazione. Paragona la missione del Fmi a quella di una societa’ di revisione contabile: verificare il rispetto degli impegni presi. Nega che si tratti di un monitoraggio (anche se lui stesso usa il termine), preferendo parlare di ”certificazione”. Certo, ammette, se il fondo dovesse registrare ritardi saremmo in ”difficolta”’, ma non succedera’ perche’ tutto sara’ approvato entro novembre, anche grazie al voto di fiducia. Il resto sara’ fatto per decreto o ddl. Racconta di aver rifiutato aiuti economici da parte del Fondo (circostanza smentita dalla Lagarde) e dice che l’Italia non avra’ bisogno di ricorrere al ‘salva-stati’. Il Cavaliere sa perfettamente che il problema e’ una maggioranza che gli si sta sgretolando sotto i piedi.

Ma e’ costretto a sfoderare il consueto ottimismo: nega che l’esperienza del suo governo stia terminando, anche perche’ – sottolinea – non c’e’ nessuno in grado di sostituirlo ”degnamente” sulla scena internazionale. Arriva a dire di ritenere ancora ”solida” la maggioranza: parlero’ con gli ‘scontenti’ che hanno lasciato il Pdl e ”sono sicuro” che rientreranno. Arriva persino a giustificare i maldipancia causati dal lavoro ”alienante” dei parlamentari, ma anche da ambizioni personali. Evidentemente non e’ cosi’ sicuro della sua capacita’ persuasiva. E infatti ammonisce: ”Oggi abbandonare la maggioranza e’ un atto di tradimento nei confronti del Paese”. Come a dire: oltre a me tradireste le richieste dei massimi organismi internazionali.

Persino nelle consultazioni avviate dal Quirinale vede il bicchiere mezzo pieno: e’ un modo per far ”convergere” le opposizioni su misure chieste da Bruxelles. C’e’ spazio per il consueto ottimismo: la crisi e’ meno allarmante di come viene dipinta sui giornali, come dimostrano i ristoranti pieni. Non attacca l’euro, ma il tasso di cambio deciso dal centrosinistra si’. Quanto alla scarsa credibilita’ dell’Italia, si limita ad osservare che e’ colpa di antichi ”pregiudizi”, non certo del governo. Infine, un ringraziamento sentito a Barack Obama: ”Si e’ dimostrato un prezioso amico dell’Italia”

 

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