Due voci da usignolo. Due corpi sinuosi. Un duetto indimenticabile. Una cena solidale arricchita da una perla. Un’esibizione da fare invidia a Dalla e De Gregori di Banana Republic. Sono nate due stelle nel firmamento della canzone. Due ancien prodige che hanno regalato al pubblico una rivisitazione originalissima della celebre “Se mi lasci non vale” di Julio Iglesias. Nemmeno lo chansonnier spagnolo sarebbe arrivato a picchi artistici così alti. Per cantare come Andrea Villano e Gianfranco Arena serve un fisico bestiale. E un’elasticità vocale fuori dal Comune (è meglio molto fuori, a distanza siderale). Sontuoso il canto in ottava del soprano Arena col tenore Villano. Estasi. Quella stampata sul viso degli spettatori. In visibilio. Che grazia. Che stile. Che magnificenza. Il tutto accompagnato da movimenti del corpo ispirati alla Madonna con angeli di Bernini. Corpi scultorei. Stupefacente quello di Arena. Un Bronzo di Riace con passi da balletto russo. Sconvolgente la presenza (o)scenica di Villano. Un mattatore. Altro che Gassman. Più di Carmelo Bene. Teatro-canzone alla Gaber. Ma 10 scalini più su. Arte pura. Meta-arte. Anzi metà-arte vista l’altezza degli artisti. “Se mi lasci non vale (se mi lasci non vale), se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)…”. Brividi. Applausi scroscianti. Da spellarsi le mani. E che ritmo. Una canzone d’amore in chiave rock. Che trovata. Oltre Woodstock. Che invenzione quella di Arena di fingere di non saper leggere il testo. Oh, sembrava proprio che non sapesse leggere! The Factory. Andy Warhol. Gianfranco Arena-Andrea Villano meglio di David Bowie-Lou Reed. Con il pubblico nell’abbandono ascetico schopenhaueriano i due chansonnier svettavano 50 centimetri da terra e affondavano il colpo: “Se mi lasci non vale (se mi lasci non vale), se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)…”. Senza pietà. Nessun orpello barocco. Alla Francis Bacon. Un pugno nei sentimenti. Spettatori con gli occhi rigati da lacrime di felicità. Poi il coup de théâtre finale. L’inchino con la testa che ha toccato il pavimento. La fisicità dell’arte. Un ematoma sulla fronte. Quasi un trauma cranico. La performance artistica portata all’estremo. Tarantino avrebbe mozzato braccia e teste. Kill Bill I. Piero Manzoni avrebbe lasciato sul tavolo un suo prezioso barattolo di latta. Merda d’artista. Kubrick con l’ascia di Jack Torrance. Shining. Andrea Villano e Gianfranco Arena sono sprecati per la politica. Devono dedicarsi al canto. Li attendono i più prestigiosi palcoscenici del mondo. Lontano da Orta di Atella. Se espatriassero sarebbe un sogno che si avvera. Se mi lasci vale…

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