L’ora più buia per i lavoratori della Whirpool di Napoli, con l’ultima notte di lavoro. Dalla mezzanotte serrande abbassate, non c’è stata trattativa in grado di far cambiare idea ai vertici dell’azienda: per oltre 400 lavoratori, le loro famiglie, e centinaia di altri lavoratori ancora se si considera l’indotto, sarà un Natale non facile. Come se già non bastasse. E’ stato un anno e mezzo di annunci e, infondo (e forse nemmeno tanto in fondo), di promesse non mantenute. Proviamo allora ad immedesimarci. Anche solo per qualche minuto soltanto, ad infilarci nei panni di uno qualsiasi di questi lavoratori: magari con la rata all’università per il figlio bravo da pagare o, anche più semplicemente, con il piatto da dover mettere a tavola. L’unica forza la solidarietà di gruppo che puntualmente emerge quando si è sulla stessa barca. Ma è una barca che ormai fa acqua, occorre che qualcuno intervenga, perché peserebbe sulla coscienza di tutti lasciarla affondare senza muovere un dito. Loro, i lavoratori, il dito lo stanno muovendo eccome. Persino dormendo in azienda, per evitare che quelle porte chiuse alle loro spalle non si riaprano più. E in questo loro lottare c’è tutto un mondo che si riflette, un universo di centinaia di migliaia di persone che il lavoro o lo ha perso o non lo trova. Ed allora è di fondamentale importanza che i lavoratori della Whirlpool di Napoli non perdano questa battaglia. Ed è, dunque, fondamentale non lasciarli soli. Da qui, dalla vicenda Whirlpool, deve adesso partire una nuova stagione. Ed è la politica, adesso più che mai, a dare dimostrazione che questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché o la politica batte un colpo, ed un colpo di quelli decisivi, o diverrà una politica senza senso. Ed in gioco non ci sono soltanto i posti di lavoro cancellati dalla Whirlpool, in gioco ci sono la credibilità della politica e, probabilmente, le sorti di una collettività che non vuole più vedere aziende chiudere e salutare. Nell’indifferenza, o poco più, della politica! O, se si preferisce, nella sua sconfitta.

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