La destra aveva preso un gol sull’autonomia differenziata qualche giorno fa, ma se l’è annullato. Tutto da soli, senza badare neppure al confronto parlamentare, né alla regola che non consente di ripetere un voto già fatto. Sull’Autonomia differenziata si registra uno strappo istituzionale tra i partiti che potrebbe ripercuotersi su altri provvedimenti e in generale sui lavori parlamentari. Lorenzo Fontana ha tentato una mediazione ma in Commissione Affari costituzionali il centrodestra ha proceduto a ripetere la votazione di un emendamento già votato mercoledì ma il cui esito non era stato proclamato, creando caos e contestazioni tra le opposizioni. La Commissione era stata convocata in tarda mattinata per ripetere immediatamente la votazione contestata. Ma è iniziata una battaglia procedurale per impedire questo passaggio e bloccare quindi l’approvazione del disegno di legge. Il presidente della Camera, interpellato mercoledì dal presidente della Commissione Nazario Pagano, ha scritto una lettera che demanda allo stesso Pagano la responsabilità della regolarità delle votazioni. Tuttavia, ha indicato alcuni criteri generali per il futuro che in parte collidono con quanto accaduto mercoledì: infatti l’eventuale controprova e ripetizione di una votazione andrebbe effettuata immediatamente, e non dopo due giorni, come accaduto. A questo punto, dall’opposizione hanno chiesto la convocazione di una conferenza dei capigruppo per chiarimenti. Richiesta accettata da Fontana che ha anche disposto il raddoppio dei tempi di discussione in Aula del ddl Calderoli, come ulteriore elemento a tutela delle minoranze. Queste ultime avevano quindi chiesto di accantonare la votazione dell’emendamento contestato in attesa di Fontana e della capigruppo, e di procedere sulle altre proposte di modifica. La maggioranza e il presidente Pagano hanno invece preferito andare avanti con la votazione contestata: “è uno schiaffo al presidente Fontana” ha detto Carmela Auriemma di M5s. Le opposizioni hanno intrapreso un serrato ostruzionismo, che in giornata- ha consentito di votare solo una trentina di emendamenti, sui 2000 complessivi. Tutte le minoranze hanno contestato la ripetizione del voto: da Iv (Maria Elena Boschi), a M5s (Alfonso COlucci), da Avs (FIliberto Zaratti) al Pd (Simona Bonafè, Marco Sarracino, Piero De Luca, Gianni Cuperlo e Andrea Casu). Si è giunti anche a momenti concitati con Pagano che ha espulso Pasqualino Penza di M5s, poi fatto rientrare. Le opposizioni hanno tutte parlato di “strappo istituzionale” che si ripercuoterà sui futuri provvedimento. “Non c’è rispetto del Parlamento – ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein -. Stanno imponendo una vera e propria dittatura della maggioranza che non riconosce neanche più il ruolo delle istituzioni democratiche. Altro che patrioti, qui siamo al mercato”. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, in attesa della capigruppo con Fontana ha detto che “la questione sarà risolta” anche se l’approdo in aula del provvedimento potrebbe “scivolare di qualche giorno”.

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