Svolta clamorosa su Israele di Joe Biden, che in una intervista in esclusiva alla Cnn ha detto per la prima volta di voler condizionare le forniture militari, continuando con quelle difensive ma non quelle offensive se invadera’ Rafah. Parole che arrivano dopo la prima sospensione dell’invio di migliaia di bombe Usa all’alleato. “Continueremo a garantire che Israele sia sicuro in termini di Iron Dome e della sua capacità di rispondere agli attacchi giunti di recente dal Medio Oriente”, ha spiegato il presidente. “Ma è semplicemente sbagliato. Non lo faremo, non forniremo armi e proiettili di artiglieria”, ha aggiunto, riferendosi allo scenario di una vasta operazione di terra a Rafah. “Ho messo in chiaro che se entrano a Rafah, ma non vi sono ancora entrati, non fornirò le armi”, ha aggiunto. “Ho detto chiaramente a Bibi e al gabinetto di guerra: non otterranno il nostro sostegno, se effettivamente attaccano questi centri abitati”. Il presidente ha spiegato che per il momento le azioni di Israele non hanno superato questa linea rossa, anche se hanno causato tensioni nella regione. “Non sono entrati in centri popolati”, ha sottolineato. Biden ha riconosciuto che le bombe americane sono state usate per uccidere civili a Gaza nell’offensiva di Israele. “Civili sono stati uccisi a Gaza come conseguenza di quelle bombe e di altri modi in cui attaccano i centri abitati”, ha detto il presidente, riferendosi alle bombe da 2.000 libbre (1000 kg circa) la cui fornitura è stata sospesa. Immediata la reazione da parte dello stato ebraico: “Commenti molto deludenti”, ha definito le frasi di Biden l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan. “Naturalmente qualsiasi pressione su Israele viene interpretata dai nostri nemici come qualcosa – ha detto Erdan – che dà loro speranza. Ci sono molti ebrei americani che hanno votato per il presidente e per il Partito Democratico, e ora sono esitanti”. L’emittente araba Al Jazeera afferma intanto che quattro persone sono morte e altre 16 sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito un edificio residenziale della città di Rafah, nel quartiere occidentale di Tal as-Sultan. Fonti palestinesi citate da Times of Israel hanno riferito di “intensi raid aerei e di avanzata di tank” nel quartiere nord di Zeitun di Gaza City. In precedenza l’Idf aveva fatto sapere di aver attaccato “obiettivi terroristici” di Hamas nel centro della Striscia. Il sito Ynet ha parlato di un “raid di terra piuttosto ampio” nell’area del Corridoio Netzarim. Sul fronte delle trattative per una tregua, Hamas mantiene la sua posizione favorevole alla proposta, ha detto oggi Izzat El-Reshiq dell’ufficio politico del movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza. Non si sblocca però la situazione al Cairo e anzi i colloqui sembrano volgere al peggio. Secondo una fonte della fazione islamica, il confronto “è finito e Netanyahu è tornato al punto di partenza”, ed anche un funzionario israeliano ha ammesso che nella capitale egiziana “non c’è stata una svolta”. In questo stallo sono proseguiti con intensità i combattimenti a Rafah, dopo che l’Idf ha preso il controllo della parte palestinese del valico con l’Egitto. L’escalation nella zona continua ad essere osteggiata dagli Stati Uniti, che hanno mandato un segnale forte all’alleato: per la prima volta, hanno confermato di aver congelato un carico di armi diretto allo Stato ebraico e stanno “rivalutando l’invio di altre spedizioni militari a breve termine”, ha annunciato il segretario alla Difesa Lloyd Austin. Mentre in Egitto la porta della trattativa per un cessate il fuoco resta appena socchiusa, il direttore della Cia William Burns è arrivato a Gerusalemme dove ha visto il premier Benyamin Netanyahu e il capo del Mossad David Barnea. L’obiettivo è quello di spingere al massimo per riaccendere i negoziati da un lato e dall’altro evitare che l’operazione a Rafah prosegua. Allo stesso tempo, dal campo israeliano si ribadisce quanto sia irrealistica la prospettiva di uno stop permanente delle ostilità invocato da Hamas. A giudizio del portavoce dell’Idf Daniel Hagari, la previsione più coerente è quella di un anno di guerra: “Non inganneremo l’opinione pubblica. Anche dopo che ci saremo presi cura di Rafah – ha detto Hagari – ci sarà il terrorismo. Hamas si sposterà a nord e si riorganizzerà”. Per questo, ha annunciato, l’esercito ha “presentato un piano al governo per combattimenti a Gaza che dovrebbero durare un anno”. A Rafah intanto ci sono stati scontri ravvicinati con i miliziani islamici nella parte orientale della città. L’Idf ha fatto sapere che “prosegue l’operazione di antiterrorismo per eliminare Hamas e smantellare le sue infrastrutture in specifiche aree di Rafah est”. Ed i soldati “hanno eliminato terroristi e scoperto imbocchi di tunnel”, mentre procedono anche “i raid mirati sul lato di Gaza del valico”. Proprio l’operazione nella città più a sud della Striscia – dove sono stipati un milione e mezzo di sfollati – ha indotto gli Usa a sospendere la scorsa settimana la consegna di un carico di bombe. Si tratta, secondo quanto riferito da una fonte anonima della amministrazione Biden, “di 1.800 bombe da 910 chili e 1.700 bombe da 225 chili”. Ancora più chiaro è stato il segretario Austin. Al momento, ha spiegato in un’audizione al Senato, “è in revisione l’assistenza in materia di sicurezza a breve termine, nel contesto degli eventi in corso a Rafah”. Austin ha chiarito che una decisione definitiva ancora non è stata raggiunta, ma una fonte israeliana ha fatto sapere che l’iniziativa americana è stata accolta con “profonda frustrazione”. La sensazione, è stato rilevato, è che Washington voglia promuovere il piano di tregua sul quale Hamas ha concordato. Le ostilità tra Hamas e Israele sono proseguite anche oltre Rafah. Al 215esimo giorno di guerra, l’Idf ha annunciato l’uccisione in un raid di Ahmed Ali, il comandante della forza navale del nemico a Gaza City. La fazione palestinese ha invece reso noto che è stata trovata “una terza fossa comune all’interno dell’ospedale al-Shifa di Gaza City con 49 corpi finora recuperati”, per un totale di “sette fosse comuni all’interno degli ospedali” della Striscia. Israele intanto ha annunciato di aver riaperto il valico di Kerem Shalom da dove transitano gli aiuti a Gaza, come chiesto dagli Usa e dall’Onu. Al contrario, secondo l’Unrwa, nessun aiuto è ancora entrato a Gaza attraverso quel valico. Prosegue anche lo scontro al confine nord di Israele con i razzi degli Hezbollah e i raid di risposta. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha parlato della possibilità di “un’estate calda” su quel fronte.

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