Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti non ha intenzione di dimettersi. Lo ha detto ieri al suo avvocato Stefano Savi nella casa di Ameglia dove trascorre gli arresti domiciliari. Ma l’inchiesta sulla corruzione in Liguria intanto punta sui soldi dalle ditte dei rifiuti. Una nuova accusa di corruzione emerge a carico di Giovanni Toti: 195 mila euro versati tra il 2016 e il 2020 ai suoi Comitati elettorali da società che trattano rifiuti, legate all’imprenditore Pietro Colucci. Da questo fascicolo sono partite le intercettazioni che hanno portato martedì ai domiciliari il governatore e a provvedimenti restrittivi per altre 9 persone. Oltre ai 25 nomi già fatti c’è un’altra decina di indagati tra cui, per abuso d’ufficio, Paolo Piacenza, commissario straordinario dell’Autorità Portuale i cui uffici sono stati perquisiti dalla Finanza. Secondo gli investigatori tra il 2016 e il 2020 Colucci, tramite le sue società, aveva finanziato con 195 mila euro Toti. In quello stesso periodo “le società riconducibili al gruppo Colucci – si legge nell’ordinanza – avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche”. In quel procedimento gli investigatori riportano una telefonata tra Matteo Cozzani (capo di gabinetto anche lui ai domiciliari) e Toti in cui “quest’ultimo faceva esplicitamente riferimento alla necessità di parlare a voce con (o di) tale Colucci in merito ‘alla roba della discarica’”. Toti: “Digli che se li convoco io qua lunedì, martedì sera anche a cena, Ripamonti, Vaccarezza, Olivieri, che la chiudiamo su tutto… su tutta la situazione, così mettiamo in fila l’Ato idrico, la cosa, anche perché poi ci si infila dentro anche roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce…”. “Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio”. Da una segnalazione di operazioni sospette della Banca d’Italia risultava che tra il 2016 e il 2020 le società di Colucci, nonostante fossero in gravi difficoltà economiche, avevano versato ai Comitati Change e Giovanni Toti 195 mila euro senza dichiararli, contrariamente a quanto previsto dalla legge sul finanziamento dei partiti. Lo stesso Colucci aveva versato personalmente 9 mila euro. Secondo il gip Faggioni, in questa vicenda Toti ha avuto un “ruolo attivo e concreto” a favore di Colucci che è costato a entrambi l’iscrizione per l’ipotesi di corruzione. Toti per ora non ha intenzione di lasciare la poltrona di governatore. “Io sono tranquillo riguardo il mio operato ma non posso sapere come si muovono tutte le persone che sul territorio si muovono a mio nome”, è uno dei pensieri riportati oggi dal Corriere della Sera. E ancora: “Non prendevo tangenti, non ho perseguito alcun interesse privato. Se ci sono stati equivoci, li chiarirò”. L’ex Mediaset vuole rispondere alle domande della Giudice delle indagini preliminari Paola Faggioni durante l’interrogatorio di garanzia, in programma per domani. Vuole farlo per presentare poi un’istanza sulla libertà personale. E poi eventualmente un appello al Tribunale del Riesame. Sarebbe il primo passo per ottenere di nuovo l’agibilità politica. La Stampa dice che con lui c’erano la moglie Siria Magri. “Non erano tangenti, ma governavo”, avrebbe detto sempre in sua difesa. “Ogni cosa che ho fatto è stata per migliorare la Liguria”, è la sua tesi. Al Palazzo di giustizia il gip ha fissato per venerdì l’interrogatorio del governatore della Liguria Giovanni Toti. L’imprenditore della logistica Aldo Spinelli e il capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani verranno interrogati sabato. La procura di Genova ha fissato per giovedì alle 11 l’interrogatorio di garanzia per Paolo Emilio Signorini, l’ex presidente dell’authority e ad (sospeso) di Iren arrestato per corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’inchiesta avviata dalla procura di Genova. Signorini verrà interrogato nel carcere di Genova Marassi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui