di Mario De Michele

“Abbiamo avuto notizie di un tesseramento un po’ ‘dilatato’ in Campania”. Gianni Cuperlo è un gentleman. Un monsieur. Ma nel Pd della regione governata da Vincenzo De Luca le buone maniere sono démodé. Si sgomita. Si sferrano calci e pugni. Senza pietà. Altro che “dilatata”, la nuova platea degli iscritti dem campani è dopata come un cavallo che deve vincere per forza. Anche a rischio di stramazzare al suolo. I capibastone hanno iniettato dosi massicce di sostanze proibite per l’ennesimo assalto alla diligenza. In gioco non c’è solo la segreteria nazionale del partito. C’è da incoronare il nuovo leader regionale. E sono vacanti le postazioni di comando in federazioni importanti come quelle di Napoli e Caserta. Tanta roba per chi attendeva con la bava alla bocca l’occasione giusta per rinsaldare le proprie posizioni di rendita e per chi bramava uno spazio nel Pd che conta, ambiva a scalare la classifica per arrivare alla vetta o giù di lì. In quell’Olimpo popolato da squali e bestie feroci. Predatori nati. Denti aguzzi e sangue freddo. Quale occasione migliore del nuovo tesseramento per azzannare il partito? Non serviva la profezia della Sibilla Cumana per vaticinare un tesseramento talmente gonfiato da far vomitare iscritti da tutte le parti. Una grande abbuffata. Stomachevole agli occhi di militanti e simpatizzanti speranzosi. “Che sarà mai? Quello che conta è impadronirci del partito”, questo il refrain di un gruppo (s)dirigente anchilosato che si sgranchisce le ossa solo quando bisogna fare numero. Perdete ogni speranza voi che entrate: “Il Pd è nostro”. In Campania lo vogliono “senza aggettivo” perché non è e non dev’essere democratico. Al massimo oligarchico. Un’oligarchia decadente. Famelica. I più affamati i casertani. Sono passati da 1.500 tessere a 6mila iscritti, di cui 5mila reclutati nel bimestre dicembre-gennaio. La diaspora tra i supporter di Bonaccini, da un lato Gennaro Oliviero dall’altro Pina Picierno, ha dato lo start alla corsa alle tessere. Senza freni. Senza dignità. Senza decenza. Sono stati pescati iscritti negli anfratti più reconditi. Stanati dalle loro abitazioni. Molti dei quali non sanno nemmeno la differenza tra destra e sinistra. Sono estranei alla politica. Sono solo numeri. Cinque circoli attivi, 6mila tesserati. Un film dell’orrore. È ridicolo chi come il Gatto e la Volpe solleva il “caso” di questa o quella città. In provincia di Caserta il tesseramento è dopato ovunque. Il partito è più “pompato” di Ben Johnson ai Giochi olimpici di Seul 1988. Da Topolino si è trasformato in Hulk. Ma il colore del Pd casertano non è verde. È rosso. Per la vergogna dell’ennesimo sfregio alla partecipazione vera, al coinvolgimento del popolo del centrosinistra. Quel popolo tradito ancora una volta. I dem di Terra di Lavoro probabilmente faranno scandalo a livello nazionale. Ma nemmeno Napoli scherza: 7mila card, più o meno lo stesso numero del passato, ma con pacchetti di tessere acquistati nei saldi invernali. Il dato di Benevento è al di sopra di ogni sospetto: circa 2mila iscritti, 800 in meno rispetto all’ultimo tesseramento. Il commissario regionale Francesco Boccia è stato chiaro fin dall’inizio: “Rigorosissimi nel controllo delle iscrizioni, in particolare quelle online, all’insegna della trasparenza e della legalità”. Per i “dopatori seriali” ci potrebbe essere qualche brutta sorpresa dietro l’angolo. Il presidente della commissione congresso è Franco Roberti, eurodeputato, già procuratore nazionale antimafia. Chiuderà tutti gli usci alle irregolarità. E metterà alla porta i produttori industriali di tessere. Chi sta brindando al boom degli iscritti metta giù i calici. Lo champagne potrebbe andare di traverso.

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