CASALUCE – Tra le persone arrestate questa mattina c’è anche Antonio Proto Fedele, ex sindaco di Casaluce, ma un ruolo centrale è svolto da Raffaele Giuliani, il ‘dominus’ del patto tra clan e imprenditori con la complicita’ della politica locale, continuava cosi’ a curare indisturbato le attivita’ edilizie di spessore per conto dei Casalesi nell’agro aversano, sul litorale domitio e in molti dei paesi limitrofi a Caserta. Era lui a gestire quella che il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho,

che ha coordinato le indagini della procura antimafia di Napoli, definisce una “ragnatela” di connivenze tra imprenditori, anche legati ad altri clan come Angelo Simeoli, ‘socio’ di Giuliani e vicino alla camorra di Marano dei Nuvoletta e dei Polverino, politici e boss. Giuliani stesso si occupava, anche degli interessi dei Belforte, clan di Marcianise alleato dei Casalesi, perfino nel territorio di San Marco Evangelista. Grazie ai suoi rapporti con la criminalita’ organizzata e alla complicita’ della politica locale, che riceveva ingenti somme di denaro per i ‘favori’ resi, riusciva a ottenere il rilascio di concessioni illegittime e autorizzazioni amministrative viziate da gravi falsita’, realizzando operazioni di speculazione edilizia anche con gravi scempi ambientali, come nel caso del complesso turistico ‘Domitia Village’.

 

Proto Fedele, ex primo cittadino di Casaluce, ha permesso a Raffaele Giuliani, il ‘dominus’ dell’indagine per i pm coordinati dall’aggiunto Federico Cafiero de Raho, imprenditore organico ai Casalesi, di ottenere le concessioni per la costruzione del villaggio turistico che da il nome all’inchiesta, realizzato poi dall’imprenditore Angelo Simeoli, ritenuto dagli inquirenti vicino alla camorra napoletana, che de Raho definisce “diretta espressione dei Nuvoletta e dei Polverino”. Proto, come Simeoli, deve rispondere di concorso esterno ad associazione di stampo mafioso. Era stato eletto nel 2002 ed e’ esponente locale del Pdl, ma la sua amministrazione e’ stata sciolta con decreto del presidente della repubblica perche’ “sussistevano forme di ingerenza della criminalita’ organizzata rilevate dai competenti organi investigativi”.

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