MIGNANO MONTE LUNGO – “Resta una profonda amarezza tra i colleghi dei due marescialli morti a Mignano”. Esordisce cosi’ una nota del Comando Legione Carabinieri della Campania, diramata dopo l’omicidio-suicidio nella Caserma dell’Arma. “In tutti c’e’ una priorita’ comune – continua la nota – stare vicino alla due famiglie e dare il massimo conforto e sostegno ai congiunti delle vittime”.

“E’ stata un tragedia, in un reparto dove si lavorava in armonia, senza evidenti incomprensioni – si legge ancora – le inchieste amministrativa e giudiziaria in corso, in merito alle presunte lievi irregolarita’ nella gestione dei carbo-lubrificanti, rientrano nella consueta attivita’ di controllo effettuate in tutti i reparti, spesso solo per verificare l’attuazione di procedure. Cio’ mai poteva portare a presagire un evento cosi’ grave, spiegabile solo come gesto inconsulto, frutto di un momentaneo sconforto causato forse anche da un malinteso segno di dignita’”. Ora c’e’ tristezza in tutti i colleghi con il forte desiderio di tutelare la riservatezza delle famiglie, rispettandone con il silenzio il grande dolore. E’ il modo migliore per evitare altre sofferenze.

Due vedove, ospitate in due abitazioni a poco piu’ di cento metri dalla Caserma, in via Piante. E’ tutto cio’ che rimane della vita di Angelo Simone, 52 anni, maresciallo a capo dell’Arma in quella localita’, separato e padre di due figli, che in molti, in un paese di appena 3mila 500 anime, descrivono come autoritario; e Tommaso Mella, 42 anni, sposato con una figlia ancora quasi bambina. Un colpo sparato, da Simone contro Mella, mentre questi era seduto alla scrivania e di spalle. Poi Simone imbocca il corridoio e si spara alla tempia. Una ricostruzione non certo ufficiale. Il piantone, sotto choc viene portato in ospedale. Un omicidio-suicidio che per i Carabinieri e’ frutto di un “folle gesto” e che forse alla base ha una inchiesta amministrativa sulle schede carburante per irregolarita’ segnalate proprio da Mella. Un uomo buono, “amico di tutti”, ma rigoroso, lo descrivono in molti. La sua vedova, Bonaria, piange e si dispera a casa di amici, confortata dal parroco. Nella villetta successiva prende fiato, in una torrida giornata di giugno, l’ex moglie di Simone, ciglia asciutte e volto tirato. I vicini, Angelo, geometra, e Lorenzo, ex finanziere, parlano di due persone che vivano a Mignano da tempo: quindici anni Simone, circa sei Mella ma che evitavano di essere in servizio assieme, specie negli ultimi tempi. “Tommaso voleva andare via – insistono piu’ voci – voleva chiedere il trasferimento, voleva una grande citta’ per essere piu’ operativo, dopo l’Afghanistan e il Kosovo. Era disponibilissimo con tutti. Un uomo di cuore”. Solo una coppia al bar tesse le lodi di Simone: “Tranquillo, pacato, legato ai figli”. Quello che emerge sempre piu’ e’ che Mella preferiva essere in servizio in tribunale a Cassino e difficilmente insieme al suo capo.

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