Estorsioni a ditte che svolgono lavori in appalto al Cardarelli, tangenti su una impresa di onoranze funebri, stipendi alle famiglie dei detenuti appartenenti al clan. È quanto emerge dalla informativa della squadra mobile di Napoli sulle attività di clan camorristici del quartiere Vomero e in particolare sulla figura di Andrea Basile, che secondo gli inquirenti avrebbe raccolto l’«eredità», per quanto riguarda la gestione dei traffici illeciti, dei boss Cimmino e Caiazzo. L’informativa è stata depositata agli atti del Tribunale del Riesame nell’ambito dell’inchiesta sulla Sma, società regionale per la tutela dell’ambiente, coordinata dai pm della Dda di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano. I presunti illeciti attribuiti alla organizzazione al cui vertice vi sarebbe Basile sono venuti alla luce grazie a una serie di intercettazioni ambientali effettuate con microspie collocate in abitazioni e autovetture di persone indagate. Le conversazioni, secondo quanto accertato dagli investigatori della squadra mobile, documentano il pagamento di tangenti, come quella versata dal titolare di una impresa di pompe funebri che consegna 3000 euro nelle mani della moglie del presunto boss («qua sono tremila, come disse lui…»). Un’altra intercettazione, risalente al 21 settembre 2017, effettuata nell’abitazione di Basile svela il pagamento del pizzo (una tranche di 5000 euro rispetto a una somma pattuita di 30mila, da parte dell’emissario di una ditta che aveva ottenuto un appalto dall’ospedale Cardarelli). Secondo gli investigatori, tre tra esattori e intermediari sono dipendenti della Romeo Gestioni (uno in particolare è indicato come «organico» del clan e «rappresentante» di Basile). Va detto che l’indagine su Basile è scaturita proprio dall’inchiesta sugli appalti a ditte del gruppo dell’imprenditore Alfredo Romeo, condotta dai pm Woodcock e Carrano. Dalle indagini è emerso che il Basile, per evitare conflitti da clan, si era accordato col boss del territorio di provenienza della azienda sotto estorsione, con il quale pattuisce la spartizione delle tangenti. Un incontro tra i due boss sarebbe avvenuto proprio all’interno del Cardarelli. Altre intercettazioni si riferiscono agli incontri per il versamento dello «stipendio» a familiari di esponenti del clan finiti in carcere.

 

 

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