Prove tecniche di impresa da Champions. Quello del Napoli è un sabato del villaggio, nel quale dopo la tempesta tutto sembra far festa. La tempesta era la frattura profonda fra tifo organizzato e club, ma è bastato un incontro fra il presidente De Laurentiis e i capi ultrà per chiarirsi e le curve hanno ripreso a tifare. L’unico problema è stato il Verona che non ci stava a fare da sparring partner e si gioca ancora la salvezza. Alla fine il pari è meritato per l’Hellas che nel recupero ha l’occasione della vita con Ngonge tutto solo in contropiede che non riesce nemmeno a tirare fra i pali. A parte il risultato e una prova così così, l’aspetto più importante è il rientro di Victor Osimhen: un vero e proprio boato si avverte anche dall’altra parte della città quando il centravanti entra in campo per gli ultimi venti minuti di gioco, colpendo anche una clamorosa traversa che vibra a lungo come il cuore dei tifosi che lo sognano protagonista martedì nella Partita, quella con la maiuscola di Champions. Spalletti riesce a far riposare almeno cinque titolari di quelli da schierare martedì contro il Milan. Schiera comunque una squadra competitiva, con Diego Demme per la prima volta titolare in questa stagione. Il Verona di Zaffaroni invece opta per l’argentino Gaich in attacco, preferito a Djuric. Ha la meglio la difesa ordinata dei veneti, con Duda schierato trequartista che fa il mediano su Demme o Anguissa che sono i primi portatori di palla. Il primo tempo è abbastanza noioso per gli standard del Napoli. Anche perché è complicato far funzionare i meccanismi con centrocampo e tridente di fatto inediti. E così Montipò rimane disoccupato, mentre è Meret a doversi distendere con i pugni per respingere un sinistro dai venti metri di Lasagna. Gli azzurri creano un paio di situazioni pericolose, come quando Demme e Olivera trovano la profondità per Raspadori che non arriva ad agganciare; oppure con Anguissa che dal fondo mette in mezzo una palla invitante. Resta comunque un dato incredibile: per un tempo il Napoli non ha mai tirato verso la porta avversaria. Nemmeno in curva. Bisogna attendere 56 minuti per vedere un colpo di testa del solito Di Lorenzo poco a lato, su cross di Anguissa. Nel finale Spalletti mette in campo Zielinski, Lobotka e Kvaratskhelia perché vuol vincerla. E il capitano Di Lorenzo va ancora vicino al gol che stavolta non arriva. Lo avranno risparmiato per il Milan. Si chiude con le curve che cantano: “Forza ragazzi, noi ci crediamo”. Anche il Verona, nella salvezza: ora a tiro di una vittoria.

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