Osimhen ha incontrato il professor Tartaro poco dopo le 13. Il medico che gli ha rimesso a posto zigomo e orbita dell’occhio fratturati nello scontro con Skriniar in Inter-Napoli, ha sistemato la mascherina secondo le indicazioni personali dell’attaccante, ovvero restringendo l’elastico, eliminando una piccola parte di carbonio (Victor lamentava una eccessiva pressione sulla guancia). Oggi gli verrà consegnata ma, in ogni caso, ha svolto la seduta di allenamento praticamente al completo. La prima parte, quella solo atletica, persino senza protezione. Poi, quando Spalletti ha messo il pallone e la tattica al centro di tutto, ecco che è spuntata la mascherina. Perché la stella nigeriana deve continuare a proteggersi mentre l’angiongenesi, ovvero lo sviluppo dei vasi sanguigni, procede davvero senza intoppi. Il consulto tra i medici (oltre a Tartaro c’erano Raffaele Canonico e Roberto Ruggiero) ha sgombrato ogni dubbio sul pieno recupero. Insomma, se giocherà titolare oppure no è solo una decisione che spetterà a Lucianone. Che di dubbi ne ha davvero pochi per Venezia, la sua Venezia. Il Napoli dopo 77 giorni avrà Osimhen in campo dal primo minuto: il piano di recupero è stato pienamente rispettato, come nei programmi di Spalletti e dello staff medico. Una manciata di minuti con Bologna e Salernitana e la maglia da titolare in Laguna. Fondamentale è stata la decisione di Osimhen di rinunciare alla convocazione con la Nigeria. Ieri, ai medici, ha ribadito che non partire per la Coppa d’Africa è stata decisione sofferta ma anche quella giusta per poter recuperare la sua condizione. E per non correre rischi. Ha girato l’Italia, quindi per lui ogni posto è un posto del cuore. Come lo sono stati l’Olimpico e San Siro, quando ha trovato Roma e Inter, ma anche le gare con la Sampdoria e l’Udinese. L’avventura in Laguna è stata per lui da anonimo veneziano, è il caso di dire. Era la stagione 99/2000, 10 vittorie in 17 partite, nel mezzo un esonero, poi il richiamo, ma proprio Zamparini lo beffò con delle frasi che devono avergli fatto sicuramente male. «Non vedo entusiasmo sulla sua faccia. È sempre triste, funereo, cupo». A pensarci adesso, vent’anni dopo, viene quasi da ridere. Spalletti è tra gli ammiratori del collega Zanetti: rimase colpito dal gioco e dall’organizzazione tattica dal Venezia già lo scorso anno quando andò a vederlo dal vivo a Empoli.
Luciano ha parlato alla squadra dopo i due giorni di riposo. Poche parole, pochi discorsi. Solo un invito: è un mese e mezzo di gare una dietro l’altra – la sintesi – è quello che conta è pensare una partita alla volta. Perché sono soprattutto le gare non con le big (Venezia e Cagliari, per intenderci) a mettergli ansia, molto più delle supersfide all’Inter e al Barcellona. Spalletti sa che c’è una certa vena autolesionista in questa squadra che continua a non andar via e che l’accompagna da anni. E lui vuole lavorare per trovare la cura. Né Lozano né Ospina saranno titolari in Laguna: rientrano a ridosso della trasferta e con la rosa al completo non c’è bisogno di forzare le tappe. Spazio a Politano e Meret. E dalla prossima settimana ci saranno anche Koulibaly (stasera alle 20 c’è la semifinale tra Senegal e Burkina Faso) e Anguissa (domani in campo Camerun ed Egitto), in attesa di capire se si contenderanno la Coppa d’Africa. In ogni caso, biglietti di ritorno pronti per la vigilia di Napoli-Inter dove prenotano, già, un posto da titolare. In ogni caso, evviva l’abbondanza. Perché Spalletti prepara la delicatissima sfida con il Venezia con una serie di video che mostrano quante insidie è capace di creare la squadra di Paolo Zanetti. Nella breve riunione tecnica, il vice Domenichini ha mostrato i rischi delle palle da fermo e le insidie che potrebbero arrivare dalle loro ripartenze. Formazione con pochi dubbi, con Zielinski nettamente in vantaggio su Mertens come trequartista.