Hanno urlato “assassini in giacca e cravatta”, “No alla Bce, no all’austerità, occupiamo tutta la città”. Hanno indossato maschere di Draghi, Merkel e anche di Renzi. Hanno parlato di “diritti negati”, quei diritti “che devono ritornare al centro”. E non caso la mobilitazione contro il vertice della Bce che si svolgerà a Napoli il prossimo 2 ottobre, è partita proprio dall’interno di una banca, la sede del banco di Napoli di via Roma, “luogo simbolo di tutta la sofferenza che stanno procurando alla gente”. Da oggi al 2 ottobre, una vasta rete di movimenti metterà in atto incontri e iniziative, fino ad arrivare al corteo, in concomitanza con il vertice, “saremo diverse migliaia, è una scommessa sociale”. “Siamo costretti a non poterci neanche curare, non abbiamo la copertura per comprare i libri – hanno spiegato alcuni studenti universitari – Il lavoro dovrebbe essere un diritto, invece oggi decidono di farti un contratto e domani no. Job act? É in combutta con tutto l’apparato. Noi, invece, abbiamo voglia di far crescere un movimento sociale che metta in ginocchio questo apparato”. Ribadiscono, i movimenti, che il prossimo 2 ottobre sarà la Quinta giornata di Napoli, visto che le “istanze di quelle giornate hanno più ragione d’essere”, spiega Alfonso De Vito, tra gli esponenti della Rete. Perché la Bce ha scelto proprio Napoli? “Perché vuole giocarsi la retorica che ci vede subalterni e che ci vede destinatari di un intervento salvifico – ha spiegato De Vito – Io sono un precario, un operatore sociale. Coloro che sono più giovani di me non hanno futuro, il futuro devono riprenderselo”. Ci saranno anche delegazioni non campane che verranno dalla Calabria, dalla Puglia, dal Lazio. “Ci sarà la gente che soffre, che non ce la fa più. Sarà la loro voce quella che cercheremo di far sentire”, conclude.


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