E’ stato presentato a Teano (Caserta) il progetto di recupero e riutilizzo di due terreni confiscati al clan camorristico Magliulo sui quali saranno realizzate aziende agricole di ortofrutta, nelle località Pugliano e Torricelle dello stesso Teano. L’iniziativa è stata presentata oggi a Teano nel convegno “Riappropriamoci: dalla confisca all’agricoltura sociale, il rilancio dei beni liberati” organizzato dalle associazioni “Mille scopi più uno”, Libera e Comitato don Diana ed Nco (Nuovo Commercio Organizzato). Vi hanno partecipato il sindaco di Teano Nicola Di Benedetto, il pm della DDA di Napoli Cesare Sirignano e il giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Luigi Picardi. I due magistrati si sono soffermati sulla loro esperienza in qualità di giudice e pubblico ministero del processo conclusosi qualche mese fa sulle infiltrazioni camorristico-mafiose nei mercati ortofrutticoli del Sud-Italia, in particolare quello di Fondi (Latina), attraverso un “patto d’affari” siglato tra i Corleonesi (facenti capo al fratello di Totò Riina, Gaetano), i Casalesi (guidati da Nicola Schiavone figlio del boss Francesco “Sandokan” Schiavone) e i Mallardo di Giugliano in Campania. La sentenza emessa da Picardi ha condannato tutti i partecipanti al business, così come richiesto da Sirignano. In particolare oggi i magistrati hanno raccontato l’importanza di colpire i beni della camorra e riutilizzarli a fini sociali e produttivi, specie se si tratta di aziende, portando come esempio la vicenda della Paganese Trasporti, l’azienda che grazie all’appoggio mafioso aveva il monopolio nel trasporto della frutta e che, dopo la condanna dei titolari e la confisca, è stata consegnata alla collettività. “Bisogna tenere alta l’attenzione anche nel mondo dell’ortofrutta perché ci sono segnali inquietanti soprattutto a Fondi dove negli ultimi mesi c’è stato qualche incendio”, ha detto Sirignano. “Noi facciamo i nostri interventi – ha aggiunto Picardi – ma per vincere la camorra c’è bisogno di uno scatto in più, come è quello rappresentato dall’agricoltura sociale”. I terreni su cui nasceranno le aziende agricole, oggetto in passati di vari episodi intimidatori, furono confiscati nel 2003 ma solo dopo un lungo iter burocratico, durato 12 anni, sono stati assegnati definitivamente alla cordata formata dalle quattro associazioni

 

 

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