Rimane in sospeso – in attesa del deposito delle motivazioni – la decisione con la quale le Sezioni Unite civili della Cassazione, riunitesi oggi, devono stabilire se sia del giudice ordinario o del Tar la competenza a decidere il ‘destino’ dei politici condannati e incappati nell’esilio forzato dagli incarichi elettivi per effetto della legge Severino. Probabilmente, il verdetto della Suprema Corte arriverà dopo la imminente tornata delle elezioni amministrative in calendario per domenica 31 maggio in sette regioni e in 1089 comuni coinvolgendo per un totale di 17 milioni di elettori. In Campania – una delle regioni dove si vota insieme a Marche, Puglia, Toscana, Liguria, Veneto e Umbria – i cittadini andranno dunque alle urne senza sapere se, in caso di vittoria dello sfidante Vincenzo De Luca, sarà effettivamente il candidato del Pd a governare la regione e a prenderne le redini dalle mani del governatore uscente Stefano Caldoro del Pdl che nel marzo 2010 aveva avuto la meglio con più di dieci voti percentuali di scarto. De Luca, infatti, se la Suprema Corte – come tutto fa presumere in base alle indicazioni espresse da ben due diversi rappresentanti della Procura della Cassazione – affiderà al tribunale ordinario l’ultima parola sull’applicazione della Severino, potrebbe avere la strada in salita per insediarsi nel nuovo incarico e potrebbe dover ‘scontare’ diciotto mesi di purgatorio ‘severiniano’. Tradizionalmente, infatti, i magistrati ordinari sono meno ‘laschi’ di quelli contabili nell’applicare la Severino, anche se le eccezioni si possono sempre verificare. A sollevare il problema della competenza davanti alle Sezioni Unite civili, presiedute da Antonio Rovelli, il ‘numero due’ della Cassazione dopo il Primo presidente Giorgio Santacroce, è stato un ricorso del ‘Movimento per la difesa del cittadino’ difeso dall’avvocato Gianluigi Pellegrino che è stato “molto soddisfatto” per la lancia spezzata, a discapito di Tar e Consiglio di Stato, sia dal Pg Luigi Salvato che aveva depositato una requisitoria scritta un paio di mesi fa, sia dal Pg Umberto Apice presente all’udienza svoltasi stamani nell’Aula Magna a porte chiuse. Un parere per il quale ha invece ‘masticato amaro’ l’avvocato Lorenzo Lentini che ha difeso il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, anche lui condannato e ‘reintegrato’ in servizio dal Tar. Per quanto riguarda De Luca, lo scorso 21 gennaio il Tribunale di Salerno lo ha condannato – pena sospesa – a un anno di reclusione e a un anno di interdizione dai pubblici uffici per abuso di ufficio in relazione alla nomina di un project manager per il progetto di realizzazione del termovalorizzatore di Salerno. In forza della Severino, il 23 gennaio De Luca è stato sospeso per diciotto mesi dalle sue funzioni di sindaco di Salerno nelle quali tre giorni dopo lo ha ‘rimesso’ il Tar della Campania

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