É una vittima innocente, come altri, come troppi. Dobbiamo aprire gli occhi stanchi e bagnati dalla morte di troppi innocenti. Ci sentiamo in pericolo, abbiamo paura qui come in altri quartieri”. A dirlo è don Luigi Calemme, durante i funerali di Maikol Giuseppe Russo, 27 anni, ammazzato la sera di San Silvestro mentre venivano esplosi i primi botti di Capodanno, in un bar in piazza Calenda a Napoli. Nella chiesa dell’Annunziata, nel quartiere Forcella, in tanti, nonostante i funerali si siano celebrati alle ore 7.30 del mattino, hanno voluto dire addio al ragazzo, ennesima vittima della cosiddetta ‘stesa’, raid in motocicletta che, da tempo, gruppi di giovani delinquenti appartenenti a clan in lotta mettono in atto con sortite nei diversi quartieri. In chiesa i genitori di Maikol, Antonio e Carmela. E poi gli amici, la gente del quartiere che da giorni esprime rabbia e respinge la definizione del 27enne come di ‘camorrista’. “É una vittima innocente”, ha ripetuto don Luigi, uno dei parroci de Il popolo in cammino, movimento nato all’indomani della morte di Genny Cesarano (presente anche il suo papà), ucciso a 17 anni, lo scorso mese di settembre durante un’altra ‘stesa’ nel quartiere Sanità. In un quartiere, Forcella, che ha già contato altre vittime innocenti di camorra come Annalisa Durante, uccisa a 14 anni, Don Luigi ricorda il miracolo della resurrezione di Lazzaro e rivolgendosi a Maikol dice: “Alzati e veglia sugli altri ragazzi di Napoli sperando in un futuro senza paura”. All’esterno della chiesa, gli stessi striscioni esposti ieri su numerosi balconi di Forcella per gridare l’innocenza di Maikol e per chiedere giustizia

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