Standard and Poor’s fa strike. Con un declassamento a catena strappa la tripla A alla Francia, fa scivolare di due gradini l’Italia portandola da A a BBB+, declassa Spagna, Portogallo e Austria. Tra i grandi si salva solo la Germania che mantiene il rating AAA insieme a Olanda, Finlandia e Lussemburgo.

E’ un inedito ”declassamento di massa” in salsa Ue, che certo indebolisce gli sforzi in corso per consolidare un’Europa che traballa sotto debiti pubblici e mercati. Anche perche’ la decisione di tagliare il rating di ben 9 Paesi europei sui sedici sotto osservazione (oltre a Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Austria sono finiti sotto la scure anche Cipro, Malta, Slovacchia e Slovenia) e’ motivata proprio con quelle che vengono giudicate le ”insufficienti” misure adottate dai governi nelle recenti settimane. Una lettura che irrita la Commissione Ue e per questo rispedita immediatamente al mittente dal Commissario Olly Rehn che la giudica ”senza fondamento”. L’ufficialita’ e’ arrivata in tarda serata, ma i mercati avevano gia’ pesantemente risentito delle voci circolate nel pomeriggio, confermate alla spicciolata anche dai singoli esecutivi.

Affossati dunque Borse e euro e in nuova impennata gli spread. La moneta unica si e’ attestata a 1,2656 dollari, ai minimi da 16 mesi. Piazza Affari, dopo la prima sbandata che ha portato il listino a -2,2%, e’ riuscita a recuperare qualcosa, chiudendo pero’ a -1,2%. In calo anche Londra (-0,46%), Parigi (-0,11%), Berlino (-0,58%). E’ rimasta invece cauta Wall Street, indietreggiata di meno di mezzo punto. A balzare sono stati invece gli spread: col minimo storico dei Bund tedeschi il differenziale con i tassi italiani e’ risalito sopra i 500 punti, per poi chiudere a 487,6 punti, in rialzo rispetto ai 479,6 di ieri, nonostante in mattinata il calo dell’asta dei Btp triennali sembrava aver aperto uno spiraglio di tranquillita’.

Ad essere penalizzati sono stati anche gli altri Paesi, in particolare la Francia che ha visto salire a 135 punti base lo spread che in mattinata viaggiava invece attorno ai 121 punti. Per la Francia il downgrade e’ una sconfitta bruciante, anche se la decisione era attesa e da giorni teneva sulle spine il presidente Nicolas Sarkozy. Lasciare il club della tripla A e’ il colpo che potrebbe essere fatale per il capo di Stato francese in vista delle prossime elezioni. Il ministro delle Finanze, Francois Baroin, assicura – durante il tg della sera – che ”non ci saranno manovre” e che ”la strada intrapresa e’ giusta”. Ma l’opposizione non fa sconti e non aspetta nemmeno l’annuncio ufficiare per dire chiaramente che e’ ”colpa di Sarkozy”. Anche la decisione sull’Italia non e’ un fulmine a ciel sereno. Non erano mancati segnali, lanciati nei giorni scorsi proprio da S&P.

Ma l’entita’ del taglio e’ certo inattesa, visti gli sforzi fatti e l’impegno del governo di ”tecnici”: si scende di due livelli. Il Belpaese va proprio in serie B. Anzi in BBB. Per la prima volta nella sua storia. Dalla classe ”A”, che indica ”solida capacita’ di ripagare il debito, che potrebbe essere influenzata da circostanze avverse” si cambia infatti lettera: BBB+ significa ”adeguata capacita’ di rimborso, che pero’ potrebbe peggiorare”. Il cambio d’accento – e di pericolo – e’ chiaro. Anche se, a guardar bene, S&P non e’ poi cosi’ severa. Se infatti l’economia e le finanze italiane sono giudicate a rischio, il governo di tecnocrati guidato da Mario Monti si salva invece a pieno.

L’agenzia di rating sembra anzi arrivare addirittura in soccorso del premier quando avverte che un ulteriore taglio sara’ possibile se, per l’opposizione di lobby e interessi particolari, non verranno implementate le giuste e ambiziose riforme che il governo ha annunciato e che ha ribadito ancora oggi commentando la decisione. Forte della ‘promozione’ l’esecutivo si e’ quindi detto ancora piu’ determinato ad andare avanti col programma di riforme stabilito, tornando anche a chiedere piu’ sforzi a livello europeo per la crescita e l’occupazione.

 

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