Il Gup Sergio Enea del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha rinviato a giudizio Emilio Lavoretano, marito di Katia Tondi, la casalinga di 31 anni uccisa il 20 luglio 2013 nella sua abitazione di San Tammaro nel Casertano. Il magistrato ha accolto la ricostruzione del sostituto procuratore Domenico Musto che sia in sede di indagine che durante la discussione di qualche settimana fa ha sostenuto la tesi che solo il 35enne Lavoretano potesse aver ucciso la donna, che fu strangolata con un cordone sulla cui natura però non è stata mai fatta chiarezza. Al momento del delitto, in casa c’era anche il figlio della coppia, che allora aveva sette mesi, e sul cui affidamento è nata una battaglia giudiziaria tra Lavoretano e i nonni materni; il piccolo infatti fu affidato al padre, ma i genitori della Tondi si rivolsero al Tribunale dei Minori di Napoli ottenendo di poter incontrare il bimbo seppur alla presenza del padre. “L’ho trovata che era già morta” raccontò il 34enne agli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Caserta intervenuti nell’abitazione della coppia. L’uomo affermò di essere uscito poco prima delle 19, quando la moglie era ancora viva, di essere rincasato intorno alle 20, e di aver rinvenuto il corpo della moglie accasciato vicino alla porta di casa; a conferma del suo alibi consegnò anche uno scontrino della spesa, e fu inizialmente creduto. Ma le discrepanze sull’orario della morte della donna emersero già con la prima perizia eseguita dal medico-legale incaricato dalla Procura, secondo cui la Tondi sarebbe stata uccisa tra la 14 e le 16, orario in cui Lavoretano non era presente in casa in quanto a lavoro (era dipendente presso un’officina di cambio gomme), mentre la 31enne in quell’arco temporale era in compagnia della madre. Determinante per la contestazione della Procura di omicidio volontario a carico dell’uomo e per la successiva richiesta di rinvio a giudizio è stata però la relazione presentata da un secondo consulente nominato dalla Procura, Luciano Garofano (rpt, Luciano Garofano), ex comandante del Ris di Parma, che tramite intercettazioni telefoniche e nuove analisi medico-scientifiche stabilì che la Tondi sarebbe morta tra le 18 e le 19 del 20 luglio, in un orario in cui, dunque, Lavoretano sarebbe stato a casa. I consulenti della difesa Carmelo Lavorino e Giuseppe De Rosa hanno invece sempre contestato le modalità con cui sono state svolte le indagini affermando che nell’immediatezza del delitto non furono prelevate né la temperatura del corpo della Tondi, né quella dell’abitazione e dell’esterno, rendendo di fatto molto difficile se non impossibile stabilire con precisione l’orario del decesso. Gli stessi legali del 34enne, Raffaele Gaetano Crisileo e Natalina Mastellone, anche oggi in sede di discussione davanti al Gup, hanno ribadito la natura indiziaria degli elementi raccolti. Il delitto aveva rappresentato subito un rompicapo per gli inquirenti, dal momento che nessun testimone aveva visto il presunto assassino entrare nell’abitazione della Tondi, nonostante il delitto fosse avvenuto in un giorno di piena estate ad un orario in cui c’è parecchia gente per strada. Il processo inizierà davanti alla Corte d’Assise – seconda sezione – del tribunale di Santa Maria Capua Vetere il prossimo 11 maggio.