Manca la prova del Dna, “ma c’è una sorta di confessione implicita, l’indagato viene intercettato mentre si preoccupa che sul corpo di Fortuna possano essere trovate tracce del suo sudore”. Lo afferma il procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, in due interviste a Messaggero e Qn in cui spiega: “Hanno manipolato le bambine, ma una volta fuori dal contesto familiare, e lontane dal degrado del Parco Verde, le piccole hanno riacquistato fiducia in se stesse e negli adulti: così abbiamo scoperto chi era pedofilo”. Sulla possibilità che qualcuno degli adulti collabori “non nutro grandi speranze. Se in certi quartieri lo Stato viene considerato un nemico, anche se arriva per tutelare i più indifesi, significa che in troppi hanno inteso ostacolare le indagini per puro spirito omertoso e, in un contesto del genere, è difficile trovare una sponda. Le indagini però non sono chiuse: le dichiarazioni false, così come i palesi tentativi di depistaggi, sono oggetto di approfondimento”; dice Greco. “Se non si interviene in maniera decisa nella bonifica delle periferie, in quelle di Napoli ma anche in quelle dell’area casertana, si rischia di assistere ad altre tragedie come quelle del Parco Verde di Caivano”, sottolinea il procuratore. “Quello non è un fatto isolato, ma è il segnale di un degrado diffuso. Dobbiamo farcene tutti carico, altrimenti la sconfitta è inevitabile”. Per Greco “bisognerebbe creare una sinergia tra istituzioni, scuola, chiesa. Non c’è altra strada. Altrimenti ci chiudiamo nel pessimismo più bieco. Bisogna fare il possibile per modificare le cose. In quelle periferie c’è ignoranza, non bisogna solo parlare coi bimbi ma dire determinate cose ai genitori e agli insegnanti”.