Legalità, vocabolario Treccani: “L’essere conforme alla legge e a quanto è da questa prescritto”. Onestà, vocabolario Treccani: “La disposizione d’animo e il comportamento, specialmente abituale, di chi è onesto, nelle varie accezioni dell’aggettivo onesto”. Trasparenza, vocabolario Treccani: “Con riferimento ad atti, comportamenti, situazioni, modi di procedere, soprattutto nella vita pubblica e nei rapporti con la collettività, significa chiarezza, pubblicità, assenza di ogni volontà di occultamento e di segretezza”. Fin qui ci siamo? Bene. Domanda: accostereste ai termini legalità, onestà e trasparenza un politico ed ex amministratore locale per anni fedelissimo di Angelo Brancaccio col quale ha fatto diversi affari? Tutti, ne sono certo, state dando la stessa risposta: assolutamente no! Risponderebbero in modo differente solo gli speculatori. Coloro i quali si sono divorati il territorio assieme a Brancaccio, ex sindaco e capo della Cupola politico-affaristica che ha squarciato il ventre della città. Facciamo tanto per cambiare nomi e cognomi. Uno solo, in verità. Quello di Francesco Ragozzino (nella foto in alto a sinistra), nipote di Brancaccio ma questo non conta perché i parenti non si scelgono. Anzi nel caso di Ragozzino (da non confondere con il cugino Pasquale Ragozzino, avvocato stimato e persona di una limpidezza unica) la sua parentela con l’ex primo cittadino ortese è assolutamente irrilevante. Per conto dell’ex consigliere comunale, in auge e attivissimo durante la gestione Mozzillo, parla la sua storia personale, professionale, amministrativa e politica. Ha mosso i primi passi sotto l’ala protettrice del “boss” Brancaccio. Il Padrino se l’è cresciuto con cura, cibandolo e non facendogli mancare nulla. Ragozzino (Francesco) ha ricambiato nei primi anni con la fedeltà del cane che non tradirebbe mai il proprio padrone. Poi come molti altri cortigiani legatissimi a Brancaccio si è pentito quando i rubinetti si sono chiusi. E gli ha voltato le spalle. Troppo facile sul piano politico. Meschino sotto il profilo personale.
Pentimento, vocabolario Treccani: “Sentimento di rimorso, dolore, rammarico per aver fatto cosa che si vorrebbe non aver fatto (sia perché male in sé o tale considerata, sia perché dannosa, offensiva o spiacevole nei rapporti con altre persone, sia perché in contrasto con una norma di natura giuridica o morale), o al contrario per avere omesso di fare ciò che sarebbe stato doveroso o giusto fare”. Ecco, il sentimento di Ragozzino (Francesco) è tutt’altro che di rimorso e rammarico per la colpa di aver affiancato Brancaccio per un tratto di strada. Né tanto meno ha chiesto almeno scusa per abitare in un edificio in via Cellini n. 8, di proprietà dei nonni, colpito da un’ordinanza di abbattimento per abusivismo edilizio. Per non parlare del fatto che Ragozzino (Francesco) non si è per nulla pentito dell’incarico ben remunerato ottenuto dalla sorella Caterina il 2 dicembre 2016 da Antonio Barra, allora sindaco di Crispano, la cui amministrazione fu sciolta per camorra il 24 gennaio 2017. Caterina Ragozzino (nella foto a lato) fu nominata nel nucleo di valutazione del Comune di Crispano. E allora? In questa vicenda cosa c’è di cui Francesco Ragozzino dovrebbe pentirsi? C’è, c’è, eccome. Poco dopo il conferimento dell’incarico alla sorella Caterina e precisamente il 7 febbraio 2017 Giuseppe Mozzillo, allora primo cittadino di Orta e a quei tempi pappa e ciccia con Ragozzino (Francesco), nominò con un decreto sindacale tale Raffaela Capasso nel nucleo di valutazione del Comune. Chi era costei? Guarda caso la moglie proprio dell’ex sindaco di Crispano Antonio Barra. All’epoca dei fatti si parlò sui marciapiedi di “scambio di prigionieri politici”. Io che sono un fessacchiotto la considerai solo una fortuita coincidenza. Infatti pensai: caspita, Francesco Ragozzino e la sorella hanno proprio un gran culo!
Tralascio per il momento, perché è un capitolo lungo, altre fortunate e redditizie circostanze. Mi riferisco ad esempio alla ditta familiare… “Futura Srls” che durante l’amministrazione Mozzillo ha incassato molti soldini pubblici con profitti inaspettati. Pardon, fortuiti. Che si tratti solo ed esclusivamente di fortuna lo dimostra il fatto che la sede della ditta “di famiglia” si trovi in via Cellini n. 8 ad Orta di Atella. Sì, proprio quella via Cellini n. 8 dove abita Ragozzino il “Fortunato”, all’epoca consigliere comunale di maggioranza. Arriviamo ai giorni nostri. Mai sazio il “finto pentito politico” Ragozzino è tornato alla carica. Alle elezioni comunali ha appoggiato Raffaele Elveri, eletto nella lista Scegli Orta a sostegno del neo sindaco Andrea Villano. E neanche il tempo della fine dello spoglio del ballottaggio che già gironzolava attorno al nuovo primo cittadino. Per il tramite di Elveri (consigliere faccia il bravo, “mala tempora currunt”, si avvicinano brutti tempi dicevano i Latini) l’ex brancacciano Ragozzino, mostrando una faccia simile a quella di una donna dedita al meretricio, ha spinto prima per fare l’assessore. Mio Dio! Proposta indecente rigettata al mittente da Villano. Poi ha ripiegato sulla presidenza dell’Acquedotti (aiuto!), società che da sempre sta a cuore e al portafogli di Elveri. Egregio sindaco, sono certo che lei non prenderà nemmeno in considerazione un nome del genere. Mi auguro che riconfermi alla guida dell’Acquedotti, di cui il Comune di Orta è socio di maggioranza, il commissario prefettizio Vincenzo Lubrano, uomo delle istituzioni dall’indiscussa integrità morale. Nominare Francesco Ragozzino alla presidenza della Società Acquedotti sarebbe come mettere un piromane a capo dei vigili del fuoco.
Mario De Michele