Due questioni. La prima di ordine economico-finanziario. La seconda di natura politico-amministrativa. Partiamo dai “soldi”. Nel cantiere di Orta di Atella la ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti, la Gpn Srl, si avvale della bellezza di 53 dipendenti. Considerato che la città atellana non è Napoli o Milano, se sbagliamo ce lo dicano faremo ammenda, non è in grado nel periodo estivo di garantire comunque un servizio efficiente nonostante alcuni lavoratori siano in ferie? Chiunque abbia un minimo di buon senso direbbe di sì. Salvo appunto che qualcuno dimostri che Orta di Atella è come Napoli o Milano. Perché allora durante il periodo vacanziero la Gpn ha assunto tra i nove e gli undici stagionali? Qualcuno potrebbe dire: sono cazzi dell’azienda che è privata come spendere i propri fondi. E no. Invece sono cazzi dei cittadini ortesi perché il costo della raccolta dei rifiuti è pagato interamente con le tasse dei cittadini. I 4,8 milioni di euro versati dal Comune alla ditta escono tutti dalle tasche della gente. Ne consegue che il salario per retribuire i circa dieci stagionali assunti nei giorni scorsi dalla Gpn con contratto a termine (prorogabile) lo pagheranno i cittadini. Restando sul piano economico-finanziario balza agli occhi un altro punto interrogativo mastodontico. Perché l’amministrazione comunale non mette mano al censimento dei contribuenti? Siamo nell’era telematica. Basterebbero un paio di mesi per avere un quadro completo e aderente alla realtà di chi deve versare le tasse. Pagare tutti, pagare meno non è uno slogan. Ma una verità sacrosanta. Perché non si fa?
Colgo l’occasione per rivolgere per la terza volta l’appello all’assessore Maria Grazia Zagaria di farci sapere perché non impone al centro commerciale “Fabulae”, al mega ristorante “Il Castello di Casapozzano”, alla palestra “Imperial” e alla filiale del Banco di Napoli di pagare la Tari. L’esponente di “Coraggio” scalda solo la sedia? Suvvia, Zagaria si dia una mossa. Se perde solo tempo a discettare sui massimi sistemi con Pasquale Ragozzino “Licio Gelli” prende sonno e uscirà dal letargo in un’altra era geologica. Il copresentatore della lista “Coraggio” (è stata presentata da Giovanni Sorvillo) mi presta il destro per passare alla seconda questione. Quella politico-amministrativa. Come sono stati selezionati gli stagionali? Sulla carta, almeno così si dice, da una fantomatica agenzia interinale. Ma di fatto dai nomi dei prescelti i criteri sembrano ben altri. Uno di loro, Alfonso Cinquegrana, è il fratello e lo zio di due tra i più agguerriti sostenitori in campagna elettorale del sindaco Andrea Villano “Scrotino d’oro”. Dei veri e propri “ultrà”. Diamo atto ad Alfonso Cinquegrana di svolger il suo compito con impegno e serietà. Del resto tutti gli riconoscono di essere un gran lavoratore. Non è certo colpa sua se in famiglia si ritrova dei personaggetti che “esistono” solo su Facebook, altrimenti verrebbero considerati più scemi dello scemo del villaggio.
Ma tornando ai criteri di selezione degli stagionali e all’avvocato Ragozzino oggi abbiamo scoperto che tra i “fortunati” figura anche un suo parente. Si chiama Luigi Guarrera ed è il marito della cugina. Anche stavolta è solo una coincidenza? E sono solo voci quelle che circolano sul conto di Gennaro Mancini e Ciro Giordano? Il primo sarebbe stato assunto su indicazione di Noi Ortesi. Il secondo su quella di Campania Libera (ancora per poco). Sia chiaro, Mancini e Giordano si trovano in condizioni di reale difficoltà. Quindi nulla di personale. Il punto è un altro. Abbiamo la netta sensazione, se non la certezza, che nell’assunzione degli stagionali sia stato adottato un metodo meramente clientelare. E vorremmo che si facesse chiarezza. Siamo convinti che la parte sana dell’opposizione consiliare se ne occuperà quanto prima. È giusto che i cittadini sappiano come sono andate le cose.
Un’ultima considerazione non pertinente. Stamattina al cimitero di Orta di Atella si è tenuta la cerimonia per la commemorazione del trentaseiesimo anno dalla morte del maresciallo Andrea Mormile, poliziotto vittima di camorra. Presenti le massime autorità. C’erano anche il presidente del consiglio comunale Nando D’Ambrosio “Colombina” e il consigliere Salvatore Del Prete “Soldinus Magò”. Pasquale Garofano, zio del capo dell’assise, è accusato dai pentiti del clan dei Casalesi di essere stato il prestanome di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone “Sandokan”. Del Prete “Soldinus Magò” ha accompagnato in Svizzera il boss Angelo Brancaccio, condannato per camorra, a depositare i soldi di una maxi tangente ottenuta da quest’ultimo da Sergio Orsi, imprenditore del clan. Insomma D’Ambrosio e Del Prete sono proprio le persone giuste in una cerimonia per ricordare una vittima della camorra. Diciamo che sono esperti del settore. Stranamente assente Nicola Iovinella “Un saluto, un sorriso”. Anche lui sarebbe stata la persona giusta al posto giusto. È stato fermato dai carabinieri in compagnia dei “Negus”, capi del clan Verde di Sant’Antimo. Probabilmente Iovinella non c’era perché era ben rappresentato dal suo novello amico strettissimo il vicesindaco Peppe Roseto “Il Poltronista”.
Mario De Michele