«Non ha mostrato un minimo segno di pentimento, è ancora spavaldo, così come lo era quando stava con mia figlia. Per tre volte è stato ammonito dal giudice, per i gesti irriverenti che ci ha rivolto». A mostrare tutto il disappunto nei confronti del genero che gli ha ucciso la figlia è Adriana Esposito, madre di Stefania Formicola, la donna di 28 anni assassinata all’alba del 19 ottobre del 2016, a Sant’Antimo ( Napoli), con un colpo di pistola al cuore sparato dal marito Carmine D’Aponte dal quale si stava separando e con il quale era ferma in auto. La donna indossa una maglietta bianca con la foto di Stefania. Davanti all’aula 320 del Tribunale di Napoli, dove si sta tenendo il processo di secondo grado a carico del genero, ci tiene a sottolineare il comportamento di colui che gli ha assassinato la figlia. Il 12 febbraio 2018, il Tribunale di Napoli Nord, ha condannato Carmine D’Aponte all’ergastolo, per omicidio volontario. L’udienza è iniziata con l’intervento del presidente della seconda Corte di Appello di Napoli Patrizia Mirrala la quale ha esposto, in maniera circostanziata quanto emerso durante il processo di primo grado. «Le condanne esemplari – ha detto l’avvocato Cesino, legale di Adriana Esposito e presidente dell’associazione ‘Libera dalla violenzà – sono un potente strumento di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e la giustizia nella quale crediamo si fa nelle aule processuali proprio grazie alle condanne esemplari». Durante l’udienza c’è stata anche la requisitoria del sostituto procuratore della Corte di Appello Edoardo Clienti e sono intervenuti l’avvocato della famiglia Formicola, Raffaele Chiummariello e un avvocato dell’imputato. La sentenza di secondo grado è attesa per venerdì prossimo. La Corte si riunirà in camera di consiglio dopo avere ascoltato il secondo e ultimo avvocato di D’Aponte.