Non e’ mai stato sollecitato dagli inquirenti a rendere dichiarazioni “indizianti” a carico di Silvio Berlusconi; non e’ mai stato interrogato senza l’assistenza dei suoi legali; la Cassazione non ha mai fatto un pronunciamento su una possibile inconsistenza di prove a suo carico; le sue prerogative di parlamentare non sono mai state lese.

Questi i punti centrali di un lungo comunicato della Procura di Napoli firmato dal Procuratore facente funzioni, Alessandro Pennasilico, in replica delle dichiarazioni di Alfonso Papa, del 15 febbraio scorso in sede di Giunta per le autorizzazioni della Camera, che deve pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione all’acquisizione di tabulati telefonici relativi a utenze in suo uso avanzata dagli inquirenti partenopei. Nella nota di tre pagine, l’Ufficio giudiziario napoletano sottolinea che Papa, come qualsiasi cittadino sottoposto a procedimento penale “ha pieno diritto non solo di proclamare la sua estraneita’ ai fatti, ma anche di rivolgere ogni critica, anche la piu’ dura, alle modalita’ di conduzione delle indagini e del procedimento penale che lo riguardano”, ma “l’esercizio di tale diritto di critica va esercitato nel rispetto della verita’ dei fatti e senza sconfinare nella denigrazione”. “Il resoconto parlamentare delle sue dichiarazioni, relativamente passaggi che descrivono “condotte di rilievo penale poste in essere da pubblici ministeri”, conclude la nota, verra’ trasmesso alle Autorita’ giudiziarie insieme alla documentazione della Procura di Napoli da cui si desume “la loro non corrispondenza al vero”. Dieci i rilievi mossi dalla Procura alle affermazioni del deputato del Pdl sotto processo. Il primo riguarda proprio le dichiarazioni legate ad un presunto tentativo dei magistrati titolari dell’indagine (il Pm Francesco Curso e Herry John Woodcook) di indurre Papa a fare rivelazioni che coinvolgano l’ex premier Berlusconi: “Sul punto e’ sufficiente osservare che dagli atti processuali e dagli stessi registri della casa circondariale di Poggioreale, risulta che i magistrati hanno incontrato una sola volta Papa nel luglio 2011, in occasione dell’interrogatorio di garanzia, fonoregistrato, condotto dal Gip e non dai Pm e in esso non si rinviene traccia alcuna di pressioni sull’indagato affinche’ renda dichiarazioni indizianti sull’allora Capo del Governo”.

 

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