Due diversi clan di camorra con un doppio commando armato blocca i cantieri per dividersi l’estorsione. E a pagarne le spese, un imprenditore costretto a pagare un doppio pizzo. Questo è quanto emerso dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Orabona, che ha spiegato ciò che avvenne nella seconda parte del 2016, pochi mesi prima del suo arresto e del relativo pentimento. Nell’ultima inchiesta sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi, Orabona raconta ciò che avvenne ad un noto costruttore che stava all’epoca operando sia nella zona del cimitero a Trentola Ducenta che a San Marcellino. Proprio Orabona, nel giugno 2016, poco prima di pentirsi, per sua stessa ammissione, ordinò di bloccare i cantieri di Trentola Ducenta, ma non i 15 appartamenti e le 6 villette a San Marcellino per i quali stava già pagando a Salvatore Fioravante, ritenuto referente per quella zona. “I quattro affiliati del mio gruppo sono partiti a bordo di una Smart forforur e una Fiat Punto. Sulla Smart c’erano Cantone e Pasquale armati con una calibro 45, mentre nall’altra Bianco e Gerardo con un fucile a canne mozze. Presso entrambi i cantieri veniva intimato di interrompere i lavori e mettersi a posto con i Casalesi a Trentola”. Dopo qualche ora l’imprenditore si è presentato a casa di Orabona dove c’erano gli altri 4 emissari inviati poco prima sul cantiere: “Diceva di non voler pagare avendo già dato una somma al gruppo Zagaria”. Orabona però lo minacciò dicendo che non gli interessava e ne avrebbe pagato le conseguenze. “A quel punto accettò di pagare e quantificammo la somma in 60 mila euro parametrandola al numero di appartamenti in costruzione. Dopo un paio d’ore venne a consegnarmi 10mila euro e concordammo il pagamento di una rata mensile di 5mila euro che è stata riscossa per luglio, agosto e settembre in una sala scommesse di Trentola”.

 

 

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