Sdegno. Disgusto. Indignazione. Irritazione. Riprovazione. Sono i primi termini che saltano in mente di fronte al contribuente Eugenio Di Santo. Con l’ex sindaco di Sant’Arpino si è toccato il fondo. Abbiamo scoperto, in verità restando di gesso, che il leader di Alleanza Democratica ha evaso le tasse comunali per la bellezza di circa 20mila euro. Non solo. Non ha pagato la Tari e l’Imu nemmeno quando era primo cittadino in carica. E qui calzano a pennello gli aggettivi indecente, triviale, disdicevole, scandaloso, impudico. Un comportamento civico, oltre che politico-amministrativo, che soverchia di molto l’oscenità. Sfocia nel pornografico. Ecco nel dettaglio l’indebitamento fiscale di Di Santo per la sua abitazione di via De Gasperi nei confronti del Comune da lui stesso in passato (per fortuna) governato. Capitolo Tari, la tassa sui rifiuti destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento. Nel quadriennio 2011-2014 Di Santo, sindaco dal 2008 al 2013, è stato raggiunto da ben 4 ingiunzioni di pagamento per un totale di 5.000 euro per non aver pagato la Tari. Per l’ex primo cittadino il versamento dei tributi comunali è stato un optional (mai utilizzato) anche nei successivi 4 anni. È moroso infatti dal 2015 al 2018 per un totale di oltre 4 mila euro. Per 8 anni di fila è stato sconosciuto al Fisco comunale per una cifra complessiva che sfiora i 10mila euro.
Passiamo all’Imi-Ici, l’imposta sugli immobili. Anche in questo caso Di Santo non perde il vizio di non pagare le tasse. Non ha sborsato un euro negli anni 2009-2010-2011-2012-2013. Avrebbe dovuto versare in totale oltre 5mila euro. Ma all’appello potrebbero mancare altri 6mila euro. Va effettuato un accertamento sul quadriennio 2014-2017. Visto l’andazzo non è escluso che tra Tari-Imu-Ici l’ex sindaco sia indebitato con l’ente per 20mila euro. Passiamo dalla sua sontuosa casa alla sede della sua società, la Building Immobiliare Srls. In questo caso la patata nelle mani di Di Santo potrebbe essere ancora più bollente. La società non risulta nemmeno iscritta al ruolo. Sul piano tributario è una ditta fantasma, nonostante abbia due sedi operative, una in via De Gasperi e l’altra in piazza Umberto I. Chi paga le tasse sui due immobili? I proprietari? Oppure l’ex primo cittadino evade anche come imprenditore? Faranno chiarezza gli uffici preposti. Almeno si spera. Nel frattempo resta il ribrezzo nei confronti di un ex sindaco come Eugenio Di Santo che doveva sentirsi in dovere di essere il primo a versare i tributi per dare l’esempio a tutta la comunità. Ma da uno come lui, la sua storia giudiziaria e tributaria insegna (Bucalossi prescritta), si possono ricevere solo cattivi esempi. Osceni. Pornografici.
Mario De Michele
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