“Vesti la giubba e la faccia infarina. La gente paga, e rider vuole qua. E se Arlecchin t’invola Colombina, ridi, Pagliaccio… e ognun applaudirà! Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto; in una smorfia il singhiozzo e ‘l dolor… Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol che t’avvelena il cor!”. Stavolta il Pulitzer non ce lo toglie nessuno. Abbiamo scoperto che Leoncavallo ha composto l’aria “Vesti la giubba” ispirandosi a Ferdinando D’Ambrosio (nella foto senza alcun ritocco in alto a sinistra). La “Colombina” della politica di Orta di Atella ha avuto la faccia di bronzo di intervenire addirittura sul rischio coronavirus pur di dimostrare che non è in avanzatissimo stato di decomposizione.

L’esponente di Campania Viva… ancora per poco (ricordate la nostra profezia su Campania Libera?) si è coperto di ridicolo dalla testa ai piedi. Percorso breve. Traguardo tagliato con estremo successo. Una pernacchia eduardiana tratta dall’indimenticabile film “L’oro di Napoli”. Bagno di risate. Trattandosi di un amministratore comunale uscente ci sarebbe da piangere ma ad Orta di Atella c’è solo da rassegnarsi. “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”, per dirla con Dante, che collocherebbe D’Ambrosio nel Nono Cerchio dell’Inferno.

L’avvocato, per un lungo periodo coiffeur di Angelo Brancaccio e di sua figlia Tania (nelle foto al centro a sinistra) e con studio legale in via Petrarca presso l’abitazione del “boss”, ha avuto l’ardire di chiedere alla commissione straordinaria un “Piano di sanificazione e disinfestazione delle strade e degli edifici comunali”. Il Doctor Strange in salsa rancida ortese ha messo nero su bianco il 2 marzo la sua preoccupazione per “la salute individuale e collettiva dei cittadini”. L’avvocato-ignorante (non sapeva che già era stato varato il decreto del Governo Conte) scatena un’irresistibile incontinenza con il post Fb di accompagnamento alla missiva. Primo scoppio di risa: D’Ambrosio scrive “in qualità di ex presidente del consiglio comunale”. E che titolo è? Siamo di fronte a una pagliacciata. “In qualità di ex”, per fortuna, non è più il capo del civico consesso. Stia al suo posto. E non intralci il lavoro di rappresentanti istituzionali di alto profilo come Franca Buccino, Maria Rosa Falasca e Lucia Guerriero nominate dal prefetto di Caserta Raffaele Ruberto.

Peraltro D’Ambrosio è l’ultimo ad avere diritto di parola e di giudizio sull’operato della terna commissariale. Tra i motivi di scioglimento dell’assise per camorra c’è il legame di parentela con Pasquale Garofalo (nella foto in basso con lui e Angelo Brancaccio). Suo zio è accusato dai pentiti di essere stato durante il boom edilizio prestanome di Nicola Schiavone, figlio del capo dei Casalesi Sandokan. Secondo sghignazzamento: l’avvocato-medico di famiglia lancia l’hashtag #ortesiorfanidiunamministrazione. Secondo voi i cittadini di un Comune sciolto per infiltrazioni mafiose si sentono orfani degli amministratori o hanno tirato un sospiro di sollievo per la loro morte politica? Terza risata a crepapelle: non si è mai visto nella storia dell’umanità che il nipote di un prestanome dei Casalesi mettesse in dubbio l’azione di servitori dello Stato. Se gioca a guardie e ladri D’Ambrosio ne esce a pezzi. Lui è la triade commissariale sono come il diavolo e l’acqua santa. Quarto irrefrenabile istinto sogghignante: il Circolo didattico di Orta di Atella aveva predisposto e poi effettuato la disinfezione dei plessi scolastici già il 29 febbraio (ignorante anche su questo). Egregio Ferdinando D’Ambrosio, per le stupidaggini che ha scritto sorge il dubbio che il coronavirus abbia colpito proprio lei. Non si rattristi troppo per il suo cuor infranto. Le viene in soccorso Leoncavallo: “E se Arlecchin t’invola Colombina, ridi, Pagliaccio… e ognun applaudirà!”.

Mario De Michele

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