La corsa della variante Omicron, sempre più diffusa in Europa Italia compresa, sta causando la proroga dello stato di emergenza. Scade il 31 dicembre, l’ipotesi più forte è che sia esteso fino a marzo o aprile in modo da mantenere tutti gli strumenti di intervento contro l’epidemia, a partire dalla struttura commissariale. Lungo il percorso di questa decisione, che sarà presa la prossima settimana e sulla quale ancora il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si deve pronunciare, ci sono due problemi: la tenuta della maggioranza, visto che una parte della Lega non è d’accordo; e l’elezione del presidente della Repubblica, non solo perché la proroga dello stato di emergenza è divisiva, ma anche perché se il futuro di Draghi è al Quirinale, lasciare Palazzo Chigi in pieno stato di emergenza conclamato dalla proroga rischia di risultare una nota stonata. Questo il quadro di insieme, poi però gran parte degli scienziati e anche due sottosegretari alla Salute, come Andrea Costa e Pier Paolo Sileri, sono concordi: siamo in una fase delicata della pandemia, la proroga serve. L’alternativa è trovare percorsi legislativi che mantengano l’impalcatura. Tenendo sempre conto che una legge servirà comunque, perché con l’attuale normativa lo stato di emergenza non può durare più di 24 mesi, dunque potrebbe essere prorogato solo fino al 31 gennaio. In linea di massima è necessario mantenere alta la guardia fino a primavera in attesa di verificare se si avvererà la previsione del direttore dell’Aifa, Nicola Magrini: «La variante Omicron si sta mostrando meno pericolosa del previsto. Per alcuni anticorpi monoclonali la copertura c’è. Non andiamo verso un’incapacità di gestire la Omicron se diventerà prevalente». Spiega il professor Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza: «Io non mi pronuncio sulle decisioni politiche. Però se mi chiedete se dal punto di vista sanitario sia necessaria la proroga dello stato di emergenza, non ho dubbi: certamente sì. In questi giorni siamo di fronte a un incremento dei casi, sia pure in modo meno pesante dei Paesi vicini, e dobbiamo capire quali saranno gli effetti della diffusione della Omicron. La campagna vaccinale deve correre, non solo per le terze dosi, ma anche per i 6 milioni di italiani che ancora non hanno ricevuto la prima. Ci sono troppe incognite, altri Paesi come il Regno Unito vedono una diffusione massiccia della Omicron, che non hanno saputo arginare, non possiamo abbassare la guardia». Nelle ultime quattro settimane l’incremento dei nuovi casi è stato costante, anche se con una percentuale che via via si è abbassata, passando dal più 37,7 per cento di inizio novembre al più 22,4 per cento dell’ultima settimana. Se non ci fosse lo spettro di ciò che sta succedendo negli altri Paesi (la Francia ora è sopra 60mila casi giornalieri) e le incognite della diffusione della Omicron, sarebbe uno scenario accettabile.