Cotugno, più posti in pronto soccorso per smaltire i tanti afflussi ed evitare le lunghe code di ambulanze e auto nel viale di accesso all’ospedale. È questa la soluzione operativa adottata dall’azienda dei Colli. Un piano per smaltire il più rapidamente possibile, e soprattutto in un’area protetta, i pazienti che arrivano nel polo Covid partenopeo. L’area di triage del Cotugno già un anno fa era stata affiancata da 8 posti tecnici dotati di respiratori e monitor, serviti per intubare direttamente in pronto soccorso i pazienti. Adesso lo scenario è cambiato, i malati di Coronavirus hanno bisogno soprattutto di ventilazione non invasiva che viene espletata nelle unità di terapia sub intensiva. Gli 8 posti di Osservazione sono stati raddoppiati e collocati in una grande area retrostante il pronto soccorso spingendosi in un’ulteriore corsia ricavata sullo stesso piano dove un tempo c’erano alcuni uffici amministrativi. «Abbiamo notato che gli arrivi di pazienti che chiamano il 118 o che giungono in pronto soccorso al Cotugno si concentrano nei notturni e nei festivi – sottolinea Cristina Boccia, bed manager dell’azienda dei Colli – probabilmente perché di notte non trovano alcuno sbocco sui servizi del territori». L’iter di un ricovero Covid è lungo e complesso. Tra monitoraggio dei parametri vitali, emogasanalisi su sangue arterioso e venoso, Tac per verificare la presenza o meno di polmonite passa circa un’ora e mezza. Nei giorni critici a cavallo del Capodanno il Cotugno ha registrato un costante overbooking rispetto ai 230 posti letto di cui è dotato. Una barella è stata aggiunta in ogni reparto. È stato potenziato al massimo, inoltre, il turn-over con dimissioni protette in un reparto ad hoc individuato al Monaldi per pazienti negativi ma non ancora dimissibili. Altri trasferimenti sono stati attivati per positivi a bassa intensità di cura verso il Covid residence dell’Ospedale del mare. Ieri in totale al Cotugno sono stati 70 gli accessi al pronto soccorso di cui 25 hanno avuto necessità di ricovero e due intubati. «I 25 ricoverati sono tutti non vaccinati – sottolinea il manager Maurizio Di Mauro – stiamo monitorando puntualmente, con i sequenziamenti del genoma virale, i pazienti in più gravi condizioni ed emerge che la quasi totalità di malati in rianimazione intubati e in sub intensiva attaccati al casco sono non vaccinati oppure colpiti dalla variante Delta. La Omicron è presente nel 60% dei casi e si manifesta in vaccinati che hanno ritardato la terza dose e nei non vaccinati. Questi ultimi stanno senza dubbio peggio. In generale la Omicron, nei vaccinati, produce forme di malattia più tenui». In uno scenario in cui circa un napoletano su 30 risulta positivo la richiesta è di assistenza per pazienti in cui il Covid non è più la patologia dominante ma si presenta con un raffreddore in malati colpiti da tutt’altre patologie acute.

Per rispondere a quest’esigenza la sollecitazione dell’unità di crisi, a tutte le aziende ospedaliere e alle Asl, è stata allestire reparti specialistici Covid in quattro discipline chiave (Ginecologia, Ortopedia, Cardiologia e Chirurgia). La Asl Napoli 1 da domani fa partire su questo fronte il San Giovanni Bosco che torna a essere un Covid center multispecialistico con 15 posti in area chirurgica, (Generale, vascolare e neurochirurgica), 6 di Ortopedia, 12 di Ostetricia e Ginecologia con 6 culle nel nido, 8 posti di Cardiologia e infine 4 di Terapia intensiva coronarica con emodinamica. L’accesso avverrà esclusivamente col 118, dopo accertata positività al tampone molecolare e per trasferimento secondario da altri ospedali (Ospedale del mare, Pellegrini, San Paolo ed eventualmente Cotugno). Un assetto analogo è previsto anche per alcune unità nei due policlinici universitari. Qui, al pari delle altre azienda sanitarie, sono fermi i ricoveri ordinari e gli ambulatori per le prestazioni prive di urgenza e che è possibile rimandare. Si salvano solo i ricoveri e le prestazioni ambulatoriali oncologiche e urgenti e gli screening oncologici. Il Cardarelli, su questo fronte è autonomo avendo già attive specialità Covid e pazienti assistiti nell’ambito delle reti tempo dipendenti al padiglione M. Da oggi anche il padiglione H di Ortopedia diventa un’area Covid multispecialistica che funge da scarico per i positivi intercettati nel pronto soccorso generale. Ai 60 posti Covid già attivi nel padiglione M (ex intramoenia e tutti occupati) di cui 8 di rianimazione, se ne affiancano ora altri 56 al padiglione H di Ortopedia. Disciplina che, con personale, viene dirottata nelle tre chirurgie accorpate in un unico reparto.

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