Un tentativo di colpire a affondare, per via amministrativa, il piano presentato da una società privata che puntava al rilancio di rione Terra. È uno dei punti che emerge dall’inchiesta sulla valorizzazione dell’antica Pozzuoli, alla luce di quanto è possibile leggere nel decreto di perquisizione indirizzato a dodici soggetti – tra pubblici amministratori, imprenditori e uomini d’affare -, tra i quali spiccano i nomi del sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia e dell’imprenditore Salvatore Musella. Un tentativo di colpire un’azienda giunta al primo posto, dunque, su cui la Procura di Napoli prova a fare chiarezza, anche alla luce di un riferimento presente nelle carte, che non passa inosservato: viene infatti tirato in ballo il nome del presidente della Regione Vincenzo De Luca, che – bene chiarirlo – in questa storia non è indagato, né è stato raggiunto da atti istruttori. Qual è il punto? Conviene partire dall’analisi di alcune intercettazioni riconducibili all’imprenditore Musella e allo stesso sindaco Figliolia. Tutto ruota attorno al momento dell’apertura delle buste, che vedono primeggiare l’offerta di Cultura e Natura, azienda che fa capo al sindaco di Parete Luigi Pellegrino (ovviamente non indagato). Secondo quanto viene fuori dalle intercettazioni, «il sindaco Figliolia avrebbe espresso il convincimento che il maggior punteggio assegnato all’offerta di Cultura e Natura sia stato determinato dallo specifico interesse di De Luca a favorire l’aggiudicazione dell’appalto al sindaco di Parete Luigi Pellegrino». Una sintesi che rimanda ad accertamenti condotti in queste ore dalla Procura di Napoli, al lavoro i due pm Stefano Capuano e Immacolata Sica, anche alla luce di quanto si legge in uno dei passaggi delle accuse mosse al duo Figliolia-Musella. Proviamo a leggere cosa sostengono i pubblici ministeri: «Il sindaco Figliolia avrebbe affidato alla società Deloitte l’incarico di valutare i Piani economici e finanziari presentati dalle società partecipanti alla gara, al precipuo fine di svalutare il Pef presentato dalla società Cultura e Natura, che risultava assegnataria di un punteggio superiore a quelli dell’ati Hi e a quella dell’Ati Malpensa srl Cytec (quest’ultima capitanata dallo stesso Musella), nella valutazione dell’offerta progettuale ed economica e di consentire l’aggiudicazione della gara alla società di Salvatore Musella, superando gli imprevisti ostacoli frapposti dalla commissione per l’aggiudicazione del’attuazione degli accordi collusivi». Una ricostruzione che viene respinta da tutti i diretti interessati, a cominciare dallo stesso Figliolia. Difeso dal penalista napoletano Luigi De Vita, Figliolia chiarisce al Mattino: «Mai detto che la commissione sia stata condizionata da un intervento di De Luca. Anzi: con il governatore ci sono sempre stati rapporti istituzionali ottimi. Escludo categoricamente di aver ipotizzato un interessamento del presidente della Regione». Altra storia riguarda invece la valutazione dei Pef. Possibile immaginare che ci sia stato un intervento da parte del sindaco per spingere una società di analisi seria come la Deloitte (ovviamente estranea a questa indagine, ndr) per bocciare un’offerta valida? Anche su questo punto sono in corso le verifiche da parte della pg (al lavoro Mobile e Finanza), per valutare quanto emerge da intercettazioni e quanto si desume dal primo screening investigativo. Resta un solo dato di fatto incontrovertibile: qualcuno a Pozzuoli era a conoscenza di offerte e requisiti di una candidata alla gara, prima che questi dati diventassero ufficiali. Scenario ampio, che investe politici nazionali come Nicola Oddati, ma anche nomi di vertice dell’Enit del calibro del presidente Giorgio Palmucci e del direttore esecutivo Giovanni Bastianelli. La Enit precisa: «La società non è in alcun modo coinvolta nell’inchiesta relativa alla riqualificazione del Rione Terra del comune di Pozzuoli. La società è certa che la vicenda sarà chiarita nelle sedi più opportune, riponendo piena fiducia nell’operato della magistratura».

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