Per quali ragioni ha dato via libera a un compromesso sul Patto di stabilità meno flessibile di quanto chiedeva l’Italia? Dove pensa di trovare le risorse per rendere strutturale il taglio del cuneo contributivo? Come si eviterà l’isolamento dell’Italia dopo la bocciatura del Mes, soprattutto ora che il nuovo Patto chiede un’interazione molto stretta fra i Paesi europei e con la Commissione? Sono di questo tenore le domande che l’opposizione si prepara a rivolgere a Giancarlo Giorgetti in commissione Bilancio, dove il ministro è atteso alle 14 per partecipare ai lavori sull’esame della manovra, dopo la richiesta di un’informativa avanzata da Pd, M5s, Iv, Avs e Azione. Nelle stesse ore potrebbe arrivare la decisione sul Giurì d’onore chiesto alla Camera da Giuseppe Conte per le accuse di Giorgia Meloni. E il leader M5s intanto liquida i contatti fra un dirigente del suo partito con l’ex ministro Luigi Di Maio: “Non cerchiamo sponde”, ci sono “documenti che inchiodano” la premier “dimostrando che ha mentito al Paese”. Da giorni le opposizioni in coro invocano le dimissioni del ministro dell’Economia, dopo il voto della maggioranza che ha bloccato la ratifica della riforma del Mes. Lo accusano soprattutto dopo averlo sentito dire che nel suo ruolo “aveva interesse che fosse approvato per motivazioni di tipo economico e finanziario” ma “non c’era aria” per farlo. Giorgetti è tranquillo – assicurano fonti a lui vicine -, se ci saranno domande è pronto a rispondere in commissione. In attesa anche del report di Eurostat con i dati relativi al superbonus, la priorità è portare a termine l’approvazione della manovra in Parlamento entro la fine dell’anno. Va concluso in commissione l’esame degli emendamenti, giovedì il testo è atteso in Aula: è da capire quanto spazio ci sarà per i quesiti delle opposizioni. “Il Parlamento ha chiesto al ministro di parlare di Mes e Patto di stabilità – osserva Luigi Marattin, di Iv – e ci aspettiamo che parli di questo: in una repubblica parlamentare funziona così”. Anche perché, nota Marco Grimaldi, di Avs, “vogliamo ci spieghi, alla luce del nuovo Patto, come la legge di bilancio e le politiche economiche del governo possano evitare un disastro sociale”. Le incognite sono tante secondo la dem Maria Cecilia Guerra: “Il nuovo Patto è meno flessibile di quanto sperava il governo, questo avrà ricadute rilevanti sulla legge di bilancio”. Se Giorgetti arriverà a inizio seduta, è il ragionamento che si fa fra i deputati di centrosinistra, bisognerà sospendere la trattazione degli emendamenti. “Poiché è una manovra teoricamente blindata, dalla maggioranza già ci hanno detto che i nostri li bocciano tutti – spiega uno di loro -, ma noi vogliamo che su tutte le proposte ci sia il parere e il voto”. Nelle prossime ore è anche attesa la decisione del presidente della Camera Lorenzo Fontana sul Giurì d’onore. Sulla questione Mes, Conte è intervenuto anche a Natale: “Dopo aver visto Meloni e Giorgetti chinare la testa davanti a Parigi e Berlino, che immagine avremmo dato se anche noi avessimo detto sì al Trattato Mes?”. E nel giorno di Santo Stefano ha liquidato la notizia della telefonata – raccontata da Repubblica – di un dirigente M5s a Di Maio dopo l’affondo della presidente del Consiglio sul via libera al trattato tre anni fa. “Onestamente non mi risulta”, ha detto l’ex premier, per poi “chiarire” che “il Movimento non cerca nessuna sponda e non ha bisogno di nessuna prova testimoniale per la semplice ragione che gli atti compiuti, a partire dal confronto parlamentare, sono tutti corredati da puntuali prove documentali”. Stretto giro la replica dell’ex ministro, oggi inviato dell’Ue per il Golfo: “Chi mi ha chiamato nei giorni delle dichiarazioni in aula del premier Meloni, è libero di dirlo se vuole”, ha spiegato Di Maio, ribadendo la sua posizione a favore del Mes e aggiungendo: “Non ho nessuna intenzione di farmi trascinare in giochetti politici”.
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