Coppie giovani sì, ma solo quelle che hanno “un progetto di vita finalizzato al matrimonio”. E al massimo entro i trent’anni, specifica tra l’altro l’emendamento di Forza Italia alla manovra che riscrive il perimetro dei beneficiari del Fondo di garanzia per i mutui sulla prima casa. La garanzia che copre il 50% della quota capitale del mutuo è riconosciuta oggi in via prioritaria alle giovani coppie, oltre che alle famiglie con un solo genitore e figli minorenni. Ora la proposta di modifica, a firma dei deputati di FI, Roberto Pella e Francesco Cannizzaro, chiede di riservare la corsia preferenziale solo alle “giovani coppie under 30” che pensano di sposarsi. Come gli altri 4.561 emendamenti depositati alla Camera, anche questo conoscerà la sua sorte stamattina: la commissione Bilancio valuterà l’ammissibilità delle richieste, che poi dovranno superare altre due tagliole. Mercoledì un’altra scrematura, con gli emendamenti “segnalati”: il totale scenderà a 600. Poi, come anticipato ieri da Repubblica, lo schema dei “super segnalati” li asciugherà ancora, fino a 250. I partiti sono già al lavoro per ridurre il proprio pacchetto di emendamenti: il partito di Antonio Tajani porterà avanti sicuramente quello che chiede di incrementare le pensioni minime, nel 2025 , del 2,7% invece che del 2,2%, come indicato nella legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri.
Un mini aumento che i 5 Stelle definiscono “una presa in giro perché, incalzano, porterà in dote quattro euro in più rispetto ai tre previsti. “Ma non erano quelli che promettevano di portare le minime a mille euro?”, attacca il leader dei pentastellati, Giuseppe Conte. La Lega e Fratelli d’Italia non vogliono restare indietro. Ecco allora la contesa su due emendamenti che propongono l’apertura di un nuovo semestre per la scelta, da parte del lavoratore, di spostare il trattamento di fine rapporto (Tfr) dall’azienda alla previdenza complementare, con la regola del silenzio-assenso. Quello del Carroccio indica una finestra compresa tra il primo aprile e il 30 settembre dell’anno prossimo, mentre la proposta del partito della premier fa scattare il termine dal primo gennaio. E poi c’è il Ponte sullo Stretto. Al pronti via, incassato il primo via libera dal ministero dell’Ambiente, il progetto lievita: tre miliardi in più, dagli 11,6 miliardi stanziati dalla manovra per il 2024 a 14,7 miliardi. A chiedere l’aumento delle risorse per la realizzazione dell’opera è un emendamento a prima firma del capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari. Ma c’è di più. La rimodulazione della spesa fa pagare un conto maggiore al Sud. Dei 14,7 miliardi totali, ben 7,7 sono a carico del Fondo per lo sviluppo e la coesione che ha come obiettivo la rimozione degli squilibri economici e sociali nel Paese. Soldi che servivano per una miriade di opere e interventi, soprattutto nel Mezzogiorno. Protestano le opposizioni. “Un golpe contro le priorità del Sud”, denuncia il deputato e portavoce di Avs, Angelo Bonelli. È un nuovo “spreco di risorse pubbliche” per “il giocattolo di Salvini”, attacca la capogruppo del Pd, Chiara Braga. Sulla manovra è già bagarre.