di Mario De Michele
Eccoci qua. Un manipolo di giornalisti all’arrembaggio – qualche maligno dirà allo sbaraglio – che ha deciso di compiere un’impresa impossibile: essere il cane da guardia del potere nella foltissima muta di cagnolini da compagnia che popolano il mondo dell’informazione.
Sia chiaro, il primo obiettivo di campanianotizie.com è informare i nostri lettori. Con la pretesa, però, di andare “dentro le notizie” per ripulirle da un giornalismo sempre più asservito a questo o quel padrone. Pur tenendo lo sguardo vigile su fatti e misfatti della Campania, il nostro orizzonte è molto più ampio. E guarda alle vicende italiane e del mondo. Nell’era di internet sarebbe stato miope e anacronistico limitare il campo nei confini di una sola regione.
Ma la scelta di allargare la visuale dell’informazione è nata anche, forse soprattutto, perché a nostro avviso sarebbe impossibile comprendere quello che avviene sotto casa, senza conoscere e informarsi su ciò che accade nelle altre parti del pianeta. Come detto, la stella polare che ci guiderà nella nostra avventura – qualche altro maligno dirà che siamo degli avventurieri – è e sarà sempre la voglia di fornire a chi ci segue le informazioni necessarie per capire meglio come “gira il mondo”. Oggi la conoscenza è la principale arma di difesa contro il rincoglionimento collettivo prodotto dal bombardamento televisivo e dagli organi di disinformazione di massa.
Chi muove i fili della politica, della finanza, insomma del potere, fa di tutto per occultare la verità. È il modo più efficace per preservare privilegi di casta e per continuare a fare senza intralcio i propri interessi. “Non disturbare il manovratore” è il motto di chi comanda. Noi di campanianotizie.com vogliamo dare quanto più fastidio possibile. Saremo obiettivi? Neutrali? Imparziali? No. Nel senso che fatti, notizie, informazioni saranno inevitabilmente osservati e “mediati” dal nostro punto di vista; dal nostro modo di intendere i mass media, dalle nostre sensibilità.
Anzi, vi invitiamo a diffidare sempre dei giornalisti che esibiscono la tessera dell’obiettività e dell’imparzialità. Nel mondo dell’informazione chi proclama solennemente la propria neutralità ha sempre qualche padrone da servire. Sono tanti, troppi, i giornalisti-lacchè che si riempiono la bocca di parole quali onestà intellettuale e deontologia professionale, per poi sporcarsi la lingua con prestazioni, anche fuori orario, che con il loro e nostro mestiere non hanno nulla a che vedere. Un impegno, però, lo prendiamo, perché siamo certi di poterlo rispettare: saremo indipendenti. Non avremo padroni. Daremo conto solo ai lettori. E alla nostra coscienza.
Avremmo potuto coprirci le spalle, almeno sotto il profilo finanziario, accettando le proposte di consistenti società editoriali. Abbiamo preferito intraprendere da soli questo impervio cammino. Lacci e lacciuoli ci avrebbero tarpato le ali. Saremmo stati imbrigliati nella ragnatela del potere mediatico e politico. E via via anche noi avremmo corso il rischio di trasformarci da cani da guardia del potere, in cani da compagnia. Una scelta coraggiosa? Per nulla. E’ stata una via obbligata.
Questo era l’unico modo per preservare la nostra indipendenza. In Italia, soprattutto in Campania, imprenditori improvvisati indossano gli abiti stretti degli editori, che ripongono con cura nell’armadio dell’ipocrisia subito dopo aver intascato i finanziamenti statali per giornali e tv, e al posto della giacca griffata con il marchio dei mecenati dell’informazione infilano i vestiti, comodi e calzanti, di sfruttatori truffaldini dal ventre pingue e dalle mani imbrattate dall’inchiostro del malaffare. Direttori di testate, di infima statura morale e professionale – in qualche caso anche fisica – sono animati solo dalla bramosia dei soldi, che continuano a guadagnare copiosamente grazie ai legami con i politici della prima e seconda Repubblica. Giornalisti buoni per tutte le stagioni, basta siano quelle del raccolto.
Noi abbiamo deciso di andare, per dirla con De Andrè, in direzione ostinata e contraria. Ed eccoci qua.