di Antonio Martucci
Nei giorni scorsi, tra le tante notizie sull’esito del voto di oltre nove milioni di cittadini per le amministrative del 6 e 7 maggio, è apparsa sulla stampa un simpatico articolo che informata sui risultati elettorali di Cimolais un piccolo comune in provincia di Pordenone.
Un comune come ce ne sono tanti nel nostro Paese, di soli 431 abitanti equamente distribuiti tra uomini e donne, con la sua chiesa e la farmacia per salvare sia l’anima che il corpo e tenere lontano il diavolo ed i suoi effetti nefasti. Il clima ottimale e la buona cucina aiutano a migliorare, e di molto, la qualità della vita. Un luogo per vivere felici e spensierati in momenti difficili come quelli di crisi che stiamo attraversando.
Ma è proprio in questi frangenti che il diavolo rompe gli equilibri e si propone di fare proseliti e intrecciare, ancora una volta, i fili della vita e quelli della discordia, utilizzando perfidia e sottile cattiveria. Accade così che un cittadino dal nome Gino Bertolo decida di candidarsi a primo cittadino del piccolo comune. E fin qui niente di strano. Ma accade anche che ad un ora dalla scadenza della presentazione delle liste e dei candidati a sindaco, il signor Gino risulta il solo candidato alla più alta carica della istituzione locale.
A quel punto, il nostro, pensa che in una realtà cosi piccola, forse a qualcuno, in assenza di competitori, passi la voglia ed il gusto di andare a votare. In tutta fretta contatta un concittadino, certo Fabio Borsatti, per convincerlo a presentare una lista. Ci riesce e, sul filo di lana ed in pochi minuti, è pronta una lista civetta dal nome fantastico di “Tremenigia” con a candidato a sindaco, anche contro la sua volontà, lo stesso Borsatti.
Il risultato dello spoglio è di quelli che non si dimenticano perché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Infatti vince a sorpresa proprio Fabio Borsatti con 155 voti contro i soli 116 del buon Bertolo. Premesso che il neo sindaco è oramai passato alla storia come il primo amministratore, per di più sindaco, contro la sua volontà, viene da pensare che se c’è una morale che scaturisce da questa storia è che oramai anche in politica, come nella vita, è più affidabile chi mostra un evidente disinteresse piuttosto che un dichiarato altruismo.