Lo sdegno della comunita’ internazionale per il massacro di Hula, in Siria, e’ grande. E alla fine l’Onu, che ha riunito d’urgenza il Consiglio di sicurezza, condanna il regime di Assad per aver bombardato la popolazione civile, violando cosi’ la risoluzione delle Nazioni Unite
che impone a Damasco di cessare le violenze in tutte le sue forme, compreso l’uso dell’artiglieria pesante sulla popolazione civile. Sotto la dichiarazione finale dei Quindici c’e’ anche la firma di Mosca, e non era cosi’ scontato. Il veto russo, minacciato fino all’ultimo istante, e’ stato alla fine evitato facendo sparire dal testo la parte in cui si addossava l’intera responsabilita’ del massacro – oltre cento morti tra cui molti bambini – alle forze armate siriane, prendendo atto delle stesse parole del capo della missione Onu in Siria, Robert Mood, che in videocollegamento ha ammesso come ”molte circostanze di quanto accaduto vadano ancora chiarite”. Come i corpi di molte persone uccise sul posto da colpi d’arma da fuoco sparati da vicino e in seguito ad inaudite violenze fisiche. Per questo i Quindici chiedono al segretario generale dell’Onu, Ban ki-Monn che venga aperta un’indagine per appurare come siano andati realmente i fatti. Alla fine nella dichiarazione e’ stato inserito un appello perche’ cessino ”tutte le violenze, in tutte le loro forme e da qualunque parte provengano”. A questo punto – dopo una riunione che i testimoni al Palazzo di vetro descrivono come molto concitata e a tratti drammatica – anche il rappresentante russo ha dato il suo via libera. Dopo aver decisamente respinto la bozza franco-britannica che prevedeva la condanna ”dell’uso indiscriminato e sproporzionato della forza da parte delle forze armate governative siriane contro i civili”. Intanto, mentre il ministro degli esteri britannico, William Hague, vola a Mosca per convincere il Cremlino ad appoggiare un’azione internazionale contro Damasco, il New York Times rivela il piano del presidente americano, Barack Obama: risolvere la crisi siriana con una ‘transizione morbida’ che preveda l’esilio per Assad ma lasci parte del suo governo al potere. Insomma, la cosidetta ‘soluzione yemenita’, che lo stesso Obama illustrera’ al presidente russo, Vladimir Putin, nel faccia a faccia previsto per il prossimo mese a margine del summit del G20 che si svolgera’ a Los Cabos, in Messico, il 18 e 19 giugno.